Monitore Napoletano |
Martedì 09 Ottobre 2012 13:34 |
Il Monitore Napoletano (inizialmente Monitore Napolitano) fu una pubblicazione periodica della Repubblica Napoletana. Ebbe il ruolo di giornale ufficiale di quella breve esperienza rivoluzionaria, della quale testimoniò l'intera attività di governo. Se ne conoscono due diverse edizioni. Il terrore repressivo che seguì la fine della Repubblica, indusse a distruggere quasi tutti gli esemplari di questo periodico, il cui solo possesso costituiva indizio di partecipazione a quella esperienza rivoluzionaria. Perciò oggi sono sopravvissute solo pochissime raccolte complete di questo periodico (una si trova a Napoli, alla Biblioteca Benedetto Croce). Il Monitore pubblicava, in sezioni distinte, le notizie ufficiali della Repubblica, le notizie da Napoli, le notizie dalle province e le notizie dall'estero. Pare fosse stato fondato da Carlo Lauberg. Lo diresse, dall'inizio fino all'ultimo numero, Eleonora de Fonseca Pimentel, il cui nome comparve tuttavia solo dal numero 26 (9 maggio) con la sigla "E.F.P.". Il primo numero portò la data del 2 febbraio 1799. Col numero 35 dell'8 giugno successivo, il giornale cessò le pubblicazioni. Cinque giorni dopo, il 13, entrarono a Napoli le bande del cardinale Fabrizio Ruffo che da giorni assediavano la città. Da come riporta Maria Antonietta Macciocchi nella sua opera "Cara Eleonora" la Fonseca Pimentel redasse il Monitore Napolitano “in gran parte da sola”. Lo storico Mario Battaglini scrisse a proposito della sua redattrice[1]: “essa vive del giornale, e per il giornale. Null'altro la interessa e la distrae”. Ad aiutarla c'era l'amico Giuseppe Logoteta, “un attivo collaboratore di redazione come redattore di bozze prima, e revisore generale, poi, spingendosi anche a giudizi politici autonomi. Mentre un gruppo di animosi, ma anonimi, giovani fungevano da cronisti volontari o appositamente incaricati, raccogliendo notizie e spesso componendo direttamente pezzi di cronaca, quasi allievi di una scuola di giornalismo, tollerati o ripresi per la loro imperizia dalla Pimentel che, scusandosi con i lettori, ne rimproverava, talvolta, pubblicamente la negligenza.”. Così, infatti, scrive Eleonora nel nr. 14 del 23 marzo: “La non iscusabile negligenza di chi trascrisse, e ci trasmisse la mozione del Rappresentante Forges per l’innalzamento della colonna pe' morti per la Patria, ci fè allora riferirla monca”. Tentativi di rifondazione del giornale sono avvenuti sia in epoche passate, nell'Ottocento, che recenti. Nel 2010 è stato rifondato da Giovanni Di Cecca (aut. Tribunale di Napoli Num. 45 dell'8 giugno 2011 e ISSN 2239-7035 del 14 luglio 2011). Incredibile è la coincidenza che l'8 giugno 2011 il Tribunale di Napoli autorizza alla pubblicazione proprio quando 212 anni prima, de facto, ne faceva cessare la pubblicazione (come detto, l'ultimo numero, il 35, è datato 8 giugno 1799)
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