Pagano Francesco Mario |
Venerdì 14 Dicembre 2012 22:48 | ||
Mario Pagano
Francesco Mario Pagano (Brienza, 8 dicembre 1748 – Napoli, 29 ottobre 1799) è stato un giurista, filosofo, politico e drammaturgo italiano. Fu uno dei maggiori esponenti dell'Illuminismo italiano ed è considerato da Enrico Pessina l'iniziatore della «scuola storica napoletana del diritto». Personaggio di spicco della Repubblica Partenopea (1799), le sue arringhe contornate di citazioni filosofiche gli guadagnarono il soprannome di "Platone di Napoli".
Biografia
Inizi
Nato a Brienza, piccolo centro della Basilicata, da una famiglia di notai, all'età di quattordici anni dovette trasferirsi a Napoli dopo la morte del padre, stabilendosi presso lo zio Nicola. Ultimò gli studi classici sotto l'egida di Gherardo Degli Angeli, da cui apprese anche gli insegnamenti di latino, greco, ebraico e frequentò i corsi universitari, conseguendo la laurea in giurisprudenza. Fu allievo del Genovesi, il cui insegnamento fu fondamentale per la sua formazione, e fu amico di Gaetano Filangieri con cui condivise l'iscrizione alla massoneria.
Ebbe la cattedra di etica (1770), poi quella di diritto criminale (1785) all'Università di Napoli, distinguendosi come avvocato presso il tribunale dell'Ammiragliato (di cui diventò poi giudice) nella difesa dei congiurati anti-borbonici della Società Patriottica Emanuele De Deo, Vincenzo Galiani e Vincenzo Vitaliani pur non riuscendo ad evitarne la messa a morte (1794).
Nel 1796 fu incarcerato in seguito ad una denuncia presentata contro di lui da un avvocato condannato per corruzione che lo aveva accusato di cospirare contro la monarchia ma venne liberato nel 1798 per mancanza di prove. Nello stesso anno, Pagano riparò a Roma dove venne accolto positivamente dai membri della Repubblica Romana, che gli diedero l'opportunità di insegnare diritto pubblico, accontentandosi di un compenso che gli garantiva il minimo indispensabile per vivere.
Repubblica Napoletana
Il Giudice Speciale schernisce Pagano dopo avergli letto la sentenza di morte
Caduta la repubblica sorella di Roma, si spostò a Milano e fece ritorno a Napoli il 1º febbraio 1799, divenendo uno dei principali artefici della Repubblica Partenopea, quando il generale francese Jean Étienne Championnet lo nominò tra quelli che dovevano presiedere il governo provvisorio.
La vita della repubblica fu corta e molto difficile: mancava l'appoggio del popolo, alcune province erano ancora estranee all'occupazione francese e le disponibilità finanziarie erano sempre limitate a causa delle sovvenzioni alle campagne napoleoniche. In questo breve lasso di tempo, Pagano ebbe tuttavia modo di poter realizzare alcuni progetti.
Importanti in questo periodo furono La legge feudale (opera in cui si mantiene su posizioni più moderate rispetto a quelle di Vincenzo Cuoco) e il progetto di Costituzione della Repubblica Napoletana, considerata la prima carta integralmente laica. Essa per la prima volta stabiliva la giurisdizione esclusiva dello Stato sui diritti civili e, tra le altre cose, prevedeva il decentramento amministrativo della città. Il progetto costituzionale di Pagano rimase tuttavia inapplicato a causa dell'imminente restaurazione borbonica.
Morte
Con la caduta della Repubblica, Pagano, dopo aver imbracciato le armi che difesero strenuamente gli ultimi fortilizi della città assediati dalle truppe borboniche, venne arrestato e rinchiuso nella "fossa del coccodrillo", la segreta più buia e malsana del Castel Nuovo. Venne in seguito trasferito nel carcere della Vicaria e ai primi di agosto nel Castel Sant'Elmo.
Giudicato con un processo sbrigativo e approssimato, Pagano venne condannato a morte per impiccagione in Piazza Mercato (29 ottobre 1799), assieme ad altri repubblicani come Domenico Cirillo, Giorgio Pigliacelli e Ignazio Ciaia. Nel 1865, gli venne dedicato il Convitto nazionale Mario Pagano di Campobasso, con regio decreto firmato da Vittorio Emanuele II. Nel 1908, venne inaugurato un busto marmoreo in suo onore ai giardini del Pincio (Roma), realizzato da Giuseppe Guastalla. Opere
Le opere teatrali di Pagano non furono mai rappresentate in pubblico, mentre sembra che l'autore soleva metterle in scena privatamente nella sua casa dell'Arenella. Sono caratterizzate da temi prevalentemente sentimentali mascherando i temi civili che pur in esse erano presenti, con funzione quindi pedagogica nei confronti del popolo.
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