2 febbraio 1799 – 2 febbraio 2011, ripartiamo dal Numero 36 |
Scritto da Giovanni Di Cecca |
Mercoledì 02 Febbraio 2011 02:51 |
Sono passati 212 anni dalla pubblicazione del primo numero del Monitore Napoletano, da quando Eleonora de Fonseca Pimentel iniziò con un grido di liberazione: «Siam liberi in fine, ed è giunto anche per noi il giorno, in cui possiam pronunciare i sacri nomi di libertà, e di uguaglianza, ed annunciare alla Repubblica Madre, come suoi degni figliuoli; a' popoli liberi d'Italia, e d'Europa, come loro degni confratelli. …» 212 anni, dicevo, nei quali, questa “gazzetta” come venne definita dagli inquisitori borbonici, è stata prima testimone storico, poi oggetto pericoloso di cui disfarsene (oggi ne esistono solo due versioni complete, di cui una in possesso della Biblioteca Nazionale di Napoli), poi con l’Unità d’Italia archivio storico, ed infine mito.
Se posso, ho avuto anche l’impressione che fosse diventata anche monito per tutti coloro, giornalisti e non, che volessero mantenere autonomia e libertà… Benedetto Croce, forse, è stato il maggiore studioso (l’altra versione completa è disponibile alla Biblioteca Croce) sia del Monitore Napoletano che di tutta la sfortunata epopea della Repubblica Partenopea del 1799, trovando nella Eleonora de Fonseca Pimentel più la grande giornalista (o testimone del tempo) che la scrittrice e poetessa. La domanda che mi è stata fatta e che mi sono fatto nel corso degli ultimi tempi è: si ha ancora bisogno del Monitore Napoletano nel XXI secolo? I giovani giacobini di allora, credettero che bastava cacciare il Re, che sentivano oppressore, per avere la libertà. Leggerezza che pagarono molto cara… Ma se fu una leggerezza, va anche detto che non fu del tutto sbagliato, decisero (a loro rischio e pericolo) di opporsi ad un regime che vedevano come oppressore dell’evoluzione. Sembra assurdo, ma due secoli dopo, siamo ancora lì, esiste a Napoli un regime, formalmente democratico, che opprime l’evoluzione, e che spinge i più intraprendenti, abili ed intelligenti delle menti Napoletane ad andarsene a cercar fortuna altrove. Sembra che in fin dei conti che la Storia, a Napoli, si ripeta quasi all’infinito. E allora il Monitore Napoletano, che è stato la voce di questa insofferenza, debba necessariamente tornare in questo loop temporale che sembra infinito, e può essere di stimolo a quanti pensano che non esista alternativa. È ovvio che, rispetto a quei tempi, a nessuno verrebbe in mente di scendere in armi, ma sapere che esiste una voce che cerca di dire che la civiltà abita anche qui, forse, può essere d’aiuto a non sentirsi abbandonati ad un destino immutabile. A dicembre abbiamo subito l’ennesimo oltraggio della mala amministrazione cittadina: i cumuli di rifiuti accatastati per la città con il passeggio di Natale (dopo la pessima figura del 2008)! Possiamo andare avanti così? La Metropolitana di Napoli che in 34 anni ancora non vede la fine (come riportato in un precedente articolo), e quanto altro ci sarebbe da dire. Le ultime parole di Eleonora sul Monitore furono: «Un Padrone di Bastimento venuto da Gaeta oggi dopo pranzo, e procedente da Genova, ha dato le seguenti notizie al Cittadino Gerolamo Passaro. In Tolone sono pronti alla vela 30. Vascelli, e 10 fregate fra Spagnuole, e Francesi, ed a tale effetto si è fatta a Genova, e nel suo Littorale una requisizione di Marinaj, i quali hanno ordine da Tolone di trovarsi al più presto al Golfo Spezia. Una Battaglia data da' Francesi colla disfatta degli Austro Russi. Quattordicimila Liguri in ajuto all'Armata Francese. arrivato a Gaeta un Generale scortato da 400. Francesi. La Squadra Spagnuola del Ferrol è alla vela. Giungono altre notizie più circostanziate, che daremo nel foglio seguente. E. F. P. » Erano le ultime parole del Numero 35, 8 giugno 1799. Di li a poco Eleonora fu arrestata, processata ed impiccata il 20 agosto 1799. Oggi ripartiamo da quel Numero 36 che Elonora non ebbe occasione di vedere, in una Napoli che non è tanto dissimile da quella di due secoli fa, forse solo più tecnologica e più distratta di allora. |