Napoli Laica – La Dignità dei Cittadini |
Scritto da Giovanni Di Cecca |
Sabato 15 Ottobre 2011 02:14 |
La Consulta Napoletana per la Laicità delle Istituzioni ha indetto il 14 ottobre 2011 un convegno sull’autodeterminazione dell’ammalato come prescritto dagli articoli 13 e 32 della Costituzione della Repubblica Italiana.
Il convegno moderato da Giancarlo Nobile, presidente della Consulta Napoletana per la Laicità delle Istituzioni, ha avuto gli interventi di Antonella Orefice, Storica nonché Vicedirettore del Monitore Napoletano, che ha fatto una introduzione sulla Laicità a Napoli partendo dall’Imperatore Federico II di Svevia che a Napoli fondò la prima Università Laica della storia, la stessa che ancor oggi porta il suo nome, passando per le figure di Giordano Bruno e dei Martiri della Repubblica Napoletana del 1799.
Ha poi esposto poi un interessante aneddoto su Ferdinando IV di Borbone che nel 1767 ebbe il coraggio di espellere l’Ordine dei Gesuiti dal Regno di Napoli, e che si rifiutò, poi di fare atto di Vassallaggio al Papa, portando a dorso di cavallo il tributo che spettava al Papa nel giorno dei Santi Pietro e Paolo.
Questa tradizione proseguiva ininterrotta dalla fine dell’anno 1000.
Sempre nel suo intervento storico sulla laicità, la Prof. Orefice, ha fatto notare come all’Archivio Diocesano di Napoli non siano presenti documenti prodotti durante il decennio francese, in quanto Gioacchino Murat, chiuse il Diocesano e arrogò allo Stato il diritto di unire civilmente i matrimoni. Era la nascita dello Stato Civile.
Dopo l’intervento della Prof.ssa Orefice prende la parola il Prof. Carlo Iannelli, Costituzionalista, che ha illustrato la proposta del registro della dichiarazione anticipata di trattamento, comunemente detto Testamento Biologico del Comune di Napoli, prima città del Sud Italia a proporre un tale registro.
Il problema è che in Italia, non esiste un dispositivo di legge a parte l’articolo 32 della Costituzione che cita: « nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge».
Ne è emerso un problema Storico-Giuridico sul Diritto e Dovere della salute.
Il primo, come tutti i diritti, può essere scelto dai cittadini (ad esempio c’è il diritto di votare ma non tutti lo esercitano), mentre il dovere alla salute, ha avuto una valenza molto significativa durante il periodo del Fascismo (ed in genere in tutti gli stati totalitari), in cui la salute di un individuo era di fondamentale importanza per la collettività in quanto sia l’uomo che la donna avevano dei ruoli sociali ben definiti (forza lavoro/militare e procreazione).
A tal proposito ha fatto anche notare come l'Italia ha ratificato nel 2001 la Convenzione sui diritti umani e la biomedicina (L. 28 marzo 2001, n.145) di Oviedo del 1997 che stabilisce che «i desideri precedentemente espressi a proposito di un intervento medico da parte di un paziente che, al momento dell'intervento, non è in grado di esprimere la sua volontà saranno tenuti in considerazione», ma nonostante la legge n. 145 del 2001 abbia autorizzato il Presidente della Repubblica a ratificare la Convenzione, lo strumento di ratifica non è ancora depositato presso il Segretariato Generale del Consiglio d'Europa, non essendo stati emanati i decreti legislativi previsti dalla legge per l'adattamento dell'ordinamento italiano ai principi e alle norme della Costituzione. Per questo motivo l'Italia non fa parte della Convenzione di Oviedo.
Nel suo intervento il Prof. Ernesto Paolozzi, rivolto alla platea, per lo più formata da ragazzi giovani, principalmente studenti universitari, ha illustrato come la vecchia classe politica della Democrazia Cristiana, che fu tra i fondatori della Repubblica, seppur orientata da ispirazione Cattolica, seppe trovare nel momento più topico della fondazione della Costituzione, il connubbio più alto tra le varie forze politiche di ispirazion Liberale, Socialista e Comunista fondando una delle più moderne Costituzioni di stampo Laico degli ultimi decenni.
Altro punto su cui si è soffermato è la differenza che sussiste tra peccato e reato, usando una frase molto in voga negli anni 70. Per illustrare questo pensiero si è rifatto al cosiddetto “apologo della sigaretta”.
È legge da ormai più di un decennio che nei luoghi chiusi è vietato fumare, ma non per questo fumare, in luoghi aperti è un reato. Se passasse il concetto che fumare è un peccato e ci trovassimo in uno stato di tipo confessionale, il fatto stesso che si sta peccando, porterebbe al conseguente arresto per aver commesso un reato.
Conclude con una esortazione ai giovani per riscrivere la Costituzione Europea, meno burocratica e più politica.
A causa di impegni improvvisi il Sindaco di Napoli non è potuto intervenire ed al suo posto è intervenuto l’assessore Giuseppina Tommasielli che, oltre a portare il saluto del Sindaco ha illustrato l’attività dei primi 100 giorni del Governo de Magistris
L’intervento di Mina Welby (Wilhelmine Schett) Copresidente dell’Associazione Luca Coscioni, è stato forse il momento più interessante e toccante.
Il marito di Mina è stato Piergiorgio Welby che è stato un attivista dei diritti umani. A causa della distrofia muscolare che lo colpì a 16 anni, lentamente e progressivamente perse le attività funzionali fisiche, pur rimanendo mentalmente lucido.
La battaglia di Piergiorgio, che poi è diventata anche battaglia della vedova Mina, è quella di consentire la piena libertà di un ammalato di non protarre cure tali da prolungare l’agonia di una persona morente.
Durante il suo intervento si è soffermata sulla inadeguatezza del disegno di legge sul testamento biologico proposta dal Prof. Calabrò delinealdola troppo poco aperta alla volontà dell’ammalato.
Chiude il convegno il Prof. Salvatore Aloy, ordinario di Patologia Molecolare, soffermandosi prima su un aspetto filosofico di Ippocrate che nella sua opera sulla medicina Corpus Hippoticratum definisce il limite del medico nel poter curare i mali, e poi concentra la sua attenzione sul disegno di legge Calabrò sul Testamento Biologico che risulta essere uno strumento troppo poco efficace nella volontà dei malati. |