L’ultimo Angelus di Benedetto XVI |
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Scritto da Giovanni Di Cecca, inviato presso la Santa Sede |
Domenica 24 Febbraio 2013 14:16 |
Anche la prossima Sede Vacante annunciata, eclatante, non improvvisa, come accadde in fin dei conti con Papa Giovanni Paolo II, che seppur in condizioni gravissime, era chiaro che di li a poco sarebbe tornato alla Casa del Padre ed avrebbe lasciato, appunto la Sede Vacante.
Come la settimana scorsa una folla di oltre 100.000 persone ha invaso Piazza San Pietro, con la folla dei pellegrini che è andata fino in Via della Conciliazione.
Come da programma (e testato la settimana scorsa ) i trasporti sono stati rafforzati, soprattutto la Metropolitana.
Dal suo Studio, il Papa ha ringraziato i pellegrini ed i fedeli che sono giunti da ogni parte d’Italia e del Mondo, per quello, che ufficialmente è il penultimo atto pubblico di Joseph Ratzinger nei panni di Papa Benedetto XVI.
L’ultimo atto pubblico sarà quello dell’Udienza Generale di mercoledì prossimo.
Dopo il saluto alla curia Romana il Papa volerà, nel senso stretto del termine, a Castel Gandolfo e, dalle 20.00, avremo la Sede Vacante
Di seguito riportiamo il testo integrale del suo ultimo Angelus:
Mercoledì scorso, con il tradizionale Rito delle Ceneri, siamo entrati nella Quaresima, tempo di conversione e di penitenza in preparazione alla Pasqua. La Chiesa, che è madre e maestra, chiama tutti i suoi membri a rinnovarsi nello spirito, a ri-orientarsi decisamente verso Dio, rinnegando l’orgoglio e l’egoismo per vivere nell’amore. In questo Anno della fede la Quaresima è un tempo favorevole per riscoprire la fede in Dio come criterio-base della nostra vita e della vita della Chiesa. Ciò comporta sempre una lotta, un combattimento spirituale, perché lo spirito del male naturalmente si oppone alla nostra santificazione e cerca di farci deviare dalla via di Dio.
Per questo, nella prima domenica di Quaresima, viene proclamato ogni anno il Vangelo delle tentazioni di Gesù nel deserto. Gesù infatti, dopo aver ricevuto l’“investitura” come Messia – “Unto” di Spirito Santo – al battesimo nel Giordano, fu condotto dallo stesso Spirito nel deserto per essere tentato dal diavolo. Al momento di iniziare il suo ministero pubblico, Gesù dovette smascherare e respingere le false immagini di Messia che il tentatore gli proponeva. Ma queste tentazioni sono anche false immagini di uomo, che in ogni tempo insidiano la coscienza, travestendosi da proposte convenienti ed efficaci, addirittura buone. Gli evangelisti Matteo e Luca presentano tre tentazioni di Gesù, diversificandosi in parte solo per l’ordine. Il loro nucleo centrale consiste sempre nello strumentalizzare Dio per i propri fini, dando più importanza al successo o ai beni materiali.
Il tentatore è subdolo: non spinge direttamente verso il male, ma verso un falso bene, facendo credere che le vere realtà sono il potere e ciò che soddisfa i bisogni primari. In questo modo, Dio diventa secondario, si riduce a un mezzo, in definitiva diventa irreale, non conta più, svanisce. In ultima analisi, nelle tentazioni è in gioco la fede, perché è in gioco Dio. Nei momenti decisivi della vita, ma, a ben vedere, in ogni momento, siamo di fronte a un bivio: vogliamo seguire l’io o Dio? L’interesse individuale oppure il vero Bene, ciò che realmente è bene?
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