E' morto Armando Cossutta, l'ultimo filosovietico |
Scritto da Redazione |
Martedì 15 Dicembre 2015 13:00 |
E' morto ieri pomeriggio all'ospedale San Camillo di Roma Armando Cossutta, storico dirigente del Pci. Aveva 89 anni. Cossutta è stato il più filosovietico dei comunisti italiani, fondatore di Rifondazione comunista dopo la trasformazione del Pci e poi del partito dei comunisti italiani. Del Pci Cossutta è stato una delle colonne negli anni in cui il rapporto con Mosca era più forte. Si era iscritto al partito nel 1943 ed aveva partecipato alla resistenza nelle brigate Garibaldi. Nel dopoguerra divenne dirigente del partito.
Fu segretario del Pci milanese e lombardo, per entrare poi in Parlamento nel 1972, restandovi fino al 2006. Filosovietico per antonomasia, nel 1981 si oppose strenuamente alla linea revisionista del segretario Berlinguer, il quale aveva affermato che la "spinta propulsiva" della Rivoluzione d'Ottobre si era esaurita, tentando di sganciare il PCI dai suoi rapporti storici con i regimi comunisti del blocco sovietico. Celebre la sua definizione della linea berlingueriana: "lo strappo". Contrario allo scioglimento del PCI, nel febbraio 1991 fondò, con Sergio Garavini, Lucio Libertini ed altri, il Movimento per la Rifondazione Comunista, che nel dicembre dello stesso anno si unì a Democrazia Proletaria formando il Partito della Rifondazione Comunista, di cui fu presidente. Ma quando nel 1998 Fausto Bertinotti, allora segretario del partito, ritirò la fiducia al governo Prodi, Cossutta si oppose staccandosi dal partito e fondandone uno nuovo, il Partito dei Comunisti Italiani (PdCI), con Oliviero Diliberto e Marco Rizzo. Per contrasti con Diliberto lasciò anche questo partito nel 2006, ritirandosi dalla politica attiva. Nell'agosto di quest'anno aveva perso la moglie Emilia, alla quale era legato da oltre 70 anni.
BiografiaArmando Cossutta (Milano, 2 settembre 1926 – Roma, 14 dicembre 2015) è stato un politico e partigiano italiano.
Si iscrisse nel 1943 al Partito Comunista Italiano e partecipò da partigiano delle Brigate Garibaldi alla Resistenza antifascista e antinazista. Venne arrestato dai nazifascisti e detenuto per un certo periodo nel carcere di San Vittore a Milano.[1] Armando Cossutta era ateo: cfr. intervista ad Antonella Rampino del quotidiano La Stampa, pubblicata il 3 marzo 2003.
Dirigente del PCI
Nel dopoguerra divenne dirigente del partito, di cui incarnava la corrente più filo-sovietica: questa sua tendenza a considerare l'Unione Sovietica come "Stato guida" del movimento comunista mondiale lo portò a polemizzare con Enrico Berlinguer. In seguito, pur senza rimpianti, Cossutta ritenne di aver sbagliato nell'andare contro Berlinguer.
Collaboratore de l'Unità ed ininterrottamente parlamentare dal 1972 al 2008 (prima come senatore, dal 1994 al 2006 come deputato, e quindi nuovamente come senatore), molti furono gli incarichi politici da lui ricoperti: ad esempio fu consigliere comunale a Milano dal 1951; fu segretario comunale e poi regionale del PCI (nel primo caso a Milano, nel secondo in Lombardia) e fu inoltre membro della Direzione della Segreteria nazionale del Partito Comunista Italiano.
Filosovietico per antonomasia, nel 1981 si oppose strenuamente alla linea revisionista del segretario Berlinguer, il quale, traendo spunto dal golpe che Jaruzelski compì sotto la minaccia d'invasione sovietica della Polonia, aveva affermato che la "spinta propulsiva" della Rivoluzione d'Ottobre si era esaurita, tentando di sganciare il PCI dai suoi rapporti storici con i regimi comunisti del blocco sovietico. Oltre che nel merito, Cossutta criticò il metodo della scelta del PCI, che definì in un celebre articolo "lo strappo", per la sua gestazione estranea alle discussioni interne ed alla storia stessa del partito. Cossutta fu vicino anche all'operaismo, ma senza distaccarsi mai dal PCI.
La fondazione di Rifondazione Comunista
Contrario allo scioglimento del PCI, nel febbraio 1991 fondò, con Sergio Garavini, Lucio Libertini ed altri, il Movimento per la Rifondazione Comunista, che nel dicembre dello stesso anno si unì a Democrazia Proletaria formando il Partito della Rifondazione Comunista, di cui fu presidente.
In seguito alle elezioni politiche del 1996, Rifondazione Comunista fece parte della maggioranza che sosteneva il primo governo Prodi.
La scissione del PdCI
Nel 1998 Fausto Bertinotti, allora segretario del partito, ritirò la fiducia al governo; Cossutta si oppose staccandosi dal partito e fondandone uno nuovo, il Partito dei Comunisti Italiani (PdCI), con Oliviero Diliberto e Marco Rizzo; il PdCI partecipò al successivo governo D'Alema.
Cossutta ha ricoperto la carica di presidente del PdCI e di senatore. Dal 1999 al 2004 è stato inoltre deputato al parlamento europeo. Sempre nel 2004 ha pubblicato la sua autobiografia dal titolo Una storia comunista. Alle elezioni politiche del 2006 viene eletto senatore per la lista Insieme con l'Unione, cui i Comunisti Italiani hanno dato vita al Senato, nella regione Emilia-Romagna. È stato membro della Commissione Affari esteri. Nel 2000 partecipò, con altri politici come Walter Veltroni, al gay pride di Roma, prendendo posizione a favore del matrimonio omosessuale.
Ritiro dalla politica
A giugno del 2006, dando alla fine voce ad un dissenso sofferto verso la linea politica del segretario Oliviero Diliberto, Cossutta si dimette dalla carica di presidente del partito. Il 21 aprile 2007 ha presentato le dimissioni dal partito e non ha più rinnovato la tessera di alcun partito, lasciando la politica attiva. Alle elezioni politiche del 2008 ha dichiarato di aver votato "da comunista" per il Partito Democratico
Ultimi anni
Dal 2009 Cossutta è stato vice presidente nazionale dell'Associazione Nazionale Partigiani d'Italia (ANPI).
L'8 agosto 2015 rimane vedovo dopo la morte della moglie Emilia Clemente, con la quale era legato da circa settant'anni. Da "Emi" aveva avuto tre figli: Anna, Dario e Maura, la quale è stata anch'essa attiva in politica come parlamentare.
È deceduto il 14 dicembre 2015 all'Ospedale San Camillo di Roma, dove era ricoverato da tempo, all'età di 89 anni.
Controversie
Nel 1991 il giornalista Alexander Evlakhov dichiarò che Cossutta ricevette, nel 1986, una somma in nero pari a 824.000 Dollari da parte del PCUS. Lo stesso Cossutta smentì l'accusa, affermando di non aver mai ricevuto denaro dall'Unione Sovietica, anche se nel documento fornito da Evlakhov c'era scritto che il destinatario del pagamento era proprio il Senatore italiano.
Inoltre fu spesso accusato (in particolar modo nella Prima Repubblica) di essere un "contatto confidenziale del KGB" in Italia.
Nel gennaio 2015 il quotidiano Libero, nella qualità della persona giuridica dell'Editoriale Libero s.r.l., è stato condannato in via definitiva a risarcire Armando Cossutta di 50.000 euro per danni morali, per un articolo diffamatorio nel quale «in relazione al cosiddetto caso Mitrokhin, lo identificava come una spia al soldo dell'Unione Sovietica».
Opere
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