Apice (BN) - Una Pompei moderna - Il Photoreportage |
Scritto da Redazione |
Martedì 15 Agosto 2017 11:37 |
Ferragosto (e settimana di Ferragosto) si sa è il momento di svago e di viaggio, quello che ti riempe l'anima (oltre al mare con questo caldo...) Tutti noi conosciamo Pompei ed Ercolano, la storia, l'eruzione del 79 d.C., la fuga disperata i morti la distruzione e la rinascita. Esiste una cittadina in Campania che ha subito quasi lo stesso fenomeno, quello dello svuotamento per catastrofe. Si chiama Apice in provincia di Benevento e dista da Napoli circa 100Km, grossomodo 1h 15' di auto tutta autostrada o quasi. Il 21 agosto 1962 il centro fu duramente colpito da due scosse di terremoto del VI e VII grado della scala Mercalli, che colpirono il Sannio e l'Irpinia facendo 17 morti. Il Ministero dei lavori pubblici ordinò l'evacuazione dei 6500 abitanti, che si trasferirono in gran parte nel nuovo abitato sorto sulla collina prospiciente il vecchio paese.
Il Terremoto dimenticato: Irpina 1962 Il terremoto dell'Irpinia del 1962 è stato un evento sismico che colpì tutta l'area dell'Irpinia. L'epicentro fu localizzato ad Ariano Irpino, cuore dell'Irpinia e le principali scosse ci furono alle 16:56, alle 18:30 e alle 19:09.
Le scosse
La scossa principale fu avvertita alle 16:56 del 21 agosto 1962 ed ebbe un magnitudo Richter 6,1. Questa scossa provocò pochissimi danni. Quella che provocò parecchi danni fu quella delle 18:30, che ebbe un magnitudo Richter 6,3 o 6,4. Una terza scossa fu registrata alle 19:09 che ebbe un magnitudo 4,9 o 5,0.
Danni e vittimeI danni che causò questo sisma furono notevoli, soprattutto ad Ariano Irpino: molti edifici antichi, case, chiese crollarono. Lo stesso si verificò anche nei paesi circostanti. Il centro abitato di Apice fu evacuato immediatamente: 6500 gli sfollati che vennero trasferiti su una collina poco lontana (dove adesso sorge il nuovo centro). Le scosse furono avvertite in tutta la Campania, soprattutto a Napoli, dove crollò qualche vecchio edificio. Per tutto il periodo estivo-invernale le zone furono interessate da tante scosse di assestamento. Una, d'intensità molto elevata (5,7) fu registrata nella mattinata del 27 agosto. I terremoti fecero in tutto 17 vittime. Apice, la città abbandonata Pian piano la città si andò svuotando e l'abbandono delle case, delle cose, di quello che era la vita in quella città si cristallizzò sempre più fino a diventare immobile, silente, dove il silenzio è solo rotto la sibilo delle mosche o delle api, a testimonianza di quello che fu una fuga forzata. Seppure abbandonata, la città, da città morta lentamente sta rinascendo. Grandi grate impediscono l'accesso alle persone, ma... gli abitanti della cittadina spesso concedono ai turisti di poter girare per le strade della città raccomandandosi di stare attenti, perché, come Pompei, è una città disabitata. Descrivere le sensazioni che si hanno all'interno di questa moderna Pompei è difficile, è qualcosa che va oltre ciòche può essere espresso con parole, per di più con parole scritte. Se a Pompei si ha da un lato la sensazione di visitare un reperto archeologico immenso, cioè dove il turista del XXI Secolo si rende conto di osservare strade e locali di una civiltà distante anni luce (2000 anni per l'esattezza) dalla nostra modernità, ad Apice invece sembra di calarsi in una realtà non tanto dissimile da quella che possiamo aver visto in un film italiano degli anni 50-60 oppure su riviste (chi bazzica l'Emeroteca Tucci a Napoli o la Biblioteca Nazionale lo sa bene), o addirittura vissuta realmente in un'altra parte della nostra vita, quando, come accade a chi Vi scrive, sia era piccoli e si poteva entrare in una casa di uno zio, di un nonno ed avere la stessa visione di oggetti, porte, pareti, ecc... E quasi come entrare a piedi nudi in quella che può essere stata la vita dei nostri genitori, dei nostri nonni in quel tempo che, a differenza di Pompei non dista anni luce, ma si può dire "ehi mi ricordo quella pubblicità, quell'oggetto, ho visto da nonna, l'usava mamma" ecc. In particolar modo questa ultima affermazione l'ho sentita da un'altra persona che guardando un televisore di diversi anni fa ormai in arruginimento (quando le scocche erano fatte ancora di ferro e non di plastica) La città da abbandonata fino a pochissimi anni fa, oggi, anche mediante dei bandi comunali, si sta cercano di recuperarla. Mancano ancora efficientemente dei servizi come l'acqua corrente, ma alcuni imprenditori coraggiosi stanno cercando di rimetterla in piedi. Hanno aperto un ristorante, un pub, un paio di B&B tutte situate al di fuori della zona pseudo proibita. Da impenitente photoreporter, da viaggiatore alla ricerca del nostro passato per capirne il presente e vederne in anticipo il futuro, posso dire di aver visto ed immortalato una civiltà scomparsa che mantiene ancora il fascino perverso dello scontro titanico tra uomo e natura e tempo, dove l'una inesorabilmente sovrasta l'altra. Nel momento in cui scrivo e racconto quello che ho visto ed ho sentito (o forse dovrei dire ciò che non ho sentito), buttando un occhio alle icone delle immagini scattate sull'altro monitor non posso non provare una sorta di brivido per un viaggio interiore nella memoria, come se, improvvisamente, fosse stato possibile vedere materialmente alcuni sprazzi di un tempo vissuto, di ricordi sbiaditi che diventano materiali, tattili osservabili, fotografabili. Forse un viaggio nell'anima di chi come me, ha ancora vivio il ricordo un po' sbiadito del Terremoto del 1980 e di tanti che hanno ancora l'angoscia ed il dolore dei recenti terremoti. Un viaggio da fare per scoprire se stessi, per scoprire da dove veniamo, da far osservare ai ragazzi, non solo come bazar del tempo che distrugge le cose, ma osservare e raccontare loro cosa era il nostro tempo, riuscire ad immaginare le persone che abitavano i vicoli, i negozi, i bar, riuscire ad incrociare gli sguardi di chi ha vissuto, giocato, studiato non secoli fa, ma ieri come questo quaderno che racconta un bel voto ad un bambino che aveva fetto bene dei conti. Era, solo, il 16 marzo 1979
Un viaggio che riporto in questo Video e Photoreportage, 80 scatti (ma sarebbero stati molti di più) che raccontano cronologicamente la città abbandonata di Apice (BN)
Video - Apice (BN) - La moderna Pompei
Photogallery: Apice la moderna Pompei Photo by Giovanni Di Cecca / MagnaPicture.com --- Archivio Storico dicecca.net - MONITORE NAPOLETANO
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