Terremoto 1980 - Il Destino che incrociò le persone |
Scritto da Giovanni Di Cecca |
Lunedì 23 Novembre 2020 20:34 |
Conza della Campania 24 novembre 1980
>>> I quaderni del Monitore Napoletano - Terremoto 1980 - Conseguenze post-traumatiche da stress >>> 23 novembre 1980 - 23 novembre 2011 - 31 anni dal Terremoto >>> Terremoto 1980 - Il Messaggio del Presidente Mattarella per i 40 anni del Terremoto C'è una generazione di persone nate a cavallo del 1980 per cui il Terremoto dell'Irpinia è stato uno spartiacque.
Come ho raccontato diverse volte avevo a quell'epoca 3 anni e 20 giorni, e francamente ricordo poco, flashback, ma più ricordi mediati che un vero e proprio ricordo mentale.
La maggior parte sono ricordi in derivat dai racconti di mia Nonna che se la vide brutta, di mamma, ed io che ero li ma non ricordo nulla mi sembra quasi di essere stato un oggetto più che una parte attiva nel racconto.
Sembra che l'ultima scossa capace di distruggere più città fosse stato nel 1908 a Messina (guarda la casualità a volte del destino, in cui i numeri a volte come ritornano)
Pur essendo un paese sismico, all'epoca non c'era ancota la Protezioe Civile come la conosciamo oggi, quella per intenderci che nonostante le 5 scosse di terremoto in Abruzzo che fece cadere una slavina che inghiottì tutto compreso l'Hotel Rigopiano nel 2017, accorsero e salvarono il salvabile creando sul momento una strategia che è studiata in tutto il mondo come soluzione in casi dove non è possibile stabilire posizione e tracciato (come accadde quella sera che nevicava a dirotto)
Quel 23 novembre 1980, domenica, alla TV davano il Derby d'Italia Juventus - Inter e tutti erano incollate alla TV, soprattutto i primi a colori.
La partita (8a giornata di Campionato, 2 a 1 per la Juventus...) non era come oggi con la supersfida in prima serata, ma si giocava alle 14 come sempre come tutte, tutte insieme.
Eppure quella sera nella replica alle 19.34 dopo il gol di Brady della Juventus su Rigore il tempo si bloccò per tutti
La scossa di Terremoto del 1980
90 interminabili secondi incrociò i destini di chi fu fortunato a non trovarsi nel cratere della distruzione (i Castelnuovo di Conza (SA), Conza della Campania (AV), Laviano (SA), Lioni (AV), Sant'Angelo dei Lombardi (AV), Senerchia (AV), Calabritto (AV) e Santomenna (SA)) e chi ebbe l'impatto dell'onda d'urto post cataclisma.
Video - Audio Terremoto Irpinia 23 novembre 1980
Tante cose, troppe per un "moccoso" di 3 anni e 20 giorni.
Napoli si riversò in strada, a Poggioreale l'unico vero danno della storia, quello di un palazzo che crollò, ma per il resto gravi danni, ma sempre meno di quello che accadde nei comuni del cosiddetto cratere.
Di quella sera, da quanto mi hanno raccontato, dorii in braccio a mamma in una FIAT 128 di una persone che ci accolse.
Destini incrociati, persone che si aiutarono e che poi non si sono più viste.
A distanza di tanti anni, c'è un fil rouge che collega quell'evento (e forse anche il Belice, in Sicilia, nel 1968) e cioè la fratellanza degli Italiani che hanno saputo darsi una mano per uscire da quella immane tragedia.
Le stesse di Rigopiano (forse veramente la più eroica, dopo il 1980, per le avverse condizioni meteo in cui si trovarono i soccorritori), dell'Aquila, e di tutti i terremoti che hanno sconvolto il nostro paese nel corso degli ultimi 40 anni.
Ma come sempre capita nei disastri italiani, noi guardiamo sempre ai due colli di Roma: Il Qurinale ed Il Vaticano.
Pertini, allora Presidente della Repubblica si fiondò nei comuni disastrati (e lo fece anche con il caso, non del tutto dimenticanto di Alfredino Rampi l'anno successivo, nella cosiddetta Tragedia di Vermicino (RM)) e impose in tutti i modi possibili di soccorrere i comuni disastrati.
Fu una lotta disperata contro il tempo.
Qua a Napoli, invece, fu il Sindaco Valenzi ad immporre di accendere le luci del Comune, una luce nel buio di quella notte, dove le piazze divennero immense stanze da letto e la paura serpeggiava.
Ancora destini incrociati, anche quelli dei giornalisti, dei reporter che in quelle drammatiche ore nel disastro più assoluto docmentarono la tragedia che si stava compiendo.
I colleghi de IL MATTINO oltre a raccontarla la storia, giocoforza la fecero.
Fu quella mitologica copertina di FATE PRESTO che di fatto entrò nell'iconografia tutta napoletana insieme alla sagoma di San Gennaro e del Vesuvio con Monte Somma, tanto da ispirare Andy Warhol che amava Napoli e ci rivedere la stessa gioiosa decadenza, e con l'aiuto di Lucio Amelio, il gallerista napletano che fece conoscere a Warhol Napoli che iniziò quella gara di solidarietà per aiutare la nostra cittadinanza, con gli aiuti da oltre oceano E quella sera ce ne fu pure per San Gennaro che il 19 settembre 1980 non fece il Miracolo: "segni di disgrazia" mormoravano le Parenti, le popolane, ed il popolo napoletano tutto quella sera. Un Film lungo 40 anni che mostrò il meglio ed il peggio della Napoli attanagliata dalle guerre della NCO di Cutolo e delle altre cosche e di quella ricostruzione infinita persa nei rivoli più assurdi. Ma è girando ancora per le strade di Forcella, di Sant'Agostino alla Zecca al centro, che si osserva ancora come il Terremoto vibri ancora dopo 40 anni in quelle chiese, edifici che stanno ancora li a mostrare la grandezza e la disgrazia di questo strano paese chiamato Italia |