14 luglio 1789 - Lady Oscar, Una vita involontariamente eroica |
Scritto da Giovanni Di Cecca |
Domenica 14 Luglio 2024 08:01 |
C'è una cosa che faccio da tempo immemore in questo giorno (ovvero dai tempi del VHS): vedermi le ultime 4/8 puntate di Lady Oscar. Negli ultimi anni, per tante ragioni personali e professionali messe inseme il tempo diventa sempre meno, ma cerco sempre di ritagliarmi quella oretta e mezza e mi vedo sistematicamente le ultime 4 puntate, ovvero l'ultimo DVD per intero, ovviamente la serie originale, quella sacra ed inviolabile, del 1982 con la canzone dei Cavalieri del Re!!! . Il titolo di questo articolo l'ho preso a prestito dal libro di Stefan Zweig: Maria Antonietta - Una vita involontariamente eroica.
Per chi non lo sapesse il libro su citato fu alla base dell'idea del manga di Riyoko Ikeda, Berusaiyu no bara (pubblicato in Italia col titolo Le Rose di Versailles, al plurale e non al singolare come spesso si dice), uscito in giappone a puntate nel 1972. Il Manga divenne un grande successo editoriale, tanto che si decise di farne una trasposizione a Cartoni (come si diceva un tempo, oggi useremmo il termine Anime), ma tra trattative, adattamento ed altre lungaggini, uscì nel 1975 prima Il Tulipano Nero - La Stella della Senna (si, quello famoso della "il 4 luglio c'è rivoluzione", nella siglia della versione italiana), creato dallo studio Sunrise (lo stesso che anni dopo ci regalerà la trasposizione a Cartoni di City Hubnter tratto dall'omonimo manga di Tsukasa Hojo), per sfruttare l'onda emotiva che la Rivoluzione Francese aveva innescato nel pubblico giapponese, appunto con il manga della Ikeda. Trovato l'accordo, nel 1979 uscì dallo studio Tokyo Movie Shinsha la serie in 40 puntate (ne erano previste di più, ma fu incredibilmente tagliato, come vedremo dopo) prendendo il titolo dall'action movie Lady Oscar che uscì, però, un anno prima nel 1978 (film altamente discutibile, ma aggiungo che forse sarebbe da rivedere almeno con l'ottica di un prodotto uscito prima della seria che tutti conosciamo). L'opera fu dato in mano per la produzione prima a Tadao Nagahama, che fu autore delle prime 17 puntate, poi scomparso improvvisamente a 48 anni a causa di un'epatite virale contratta durante un viaggio oltre oceano, e successivamente fu dato in mano a Osamu Dezaki (scomparso nel 2011 per un tumore ai polmoni a 67 anni) che curerà le restanti puntate da 18 a 40. L'accoglienza del pubblico giapponese fu un vero e proprio... disastro!!! In molte aree del paese fu addirittura interrotta la programmazione, poiché non era molto attinente al manga che al contrario aveva ricevuto un enorme successo (tra i vari riconoscimenti, è stato emesso un foglietto contenente diversi francobolli nel 2011 dalle poste giapponesi). Quando il Cartone arrivò in Europa, ed in particolare in Italia, le cose cambiarono drasticamente. In Italia la serie andò in onda per la prima volta, fino alla 37ª puntata, dal 1º marzo al 19 aprile 1982 su Italia 1 (ore 20 a sfidare il TG1, vincendo, incredibilmente, la partita). Com'è noto dopo la cosiddetta "notte delle lucciole" dove finalmente Oscar e André si dichiarano il loro amore, la puntata finisce con loro due che cavalcano, con André in testa, per la prima volta rispetto al suo Comandante, lasciando gli spettatori con domande aperte e la curiosità dell'epilogo delle loro vite. Le puntate 38, 39, 40 andarono in onda il 2, 3, 6 dicembre 1982 si Italia 1, e furono definite seconda stagione erroneamente. E gli ascolti furono strabilianti La serie divenne da subito un piccolo Cult anche per merito delle televisioni private (a Napoli fu riproposta da Telecapri, se non ricordo male) ed ha sempre fatto ascolti importanti. Va detto che nel tempo la serie in Giappone è stata rivalutata, come è accaduto a molti film, tipo Shining di Kubrick, ed è diventato anche nel Paese del Sol Levante un cult. Spoiler Se non avete mai visto la serie animata (credo sia impossiible) e siete curiosi di vederla per intero (è ancora disponibile su Prime col doppiaggio originale del 1982 e la colonna sonora dei Cavalieri del Re), fermatevi qui e rileggete l'articolo solo dopo aver visto la serie. Cosa accadde veramente il 14 luglio 1789, e soprattutto chi prese veramente la Bastiglia? Detta così fa un po' ridere, ma fino ad un certo punto, poiché le informazioni che spesso mettiamo insieme per buona parte sono prese da un lato dai libri di storia scolastici che spesso non approfondiscono molto, da un lato, e con i fan del Biondo Comandante dall'altro, molto sono convinti che Lady Oscar sia realmente esistita! L'anno scorso (2023), alla ennesima visione della serie (stavolta completa), pur conoscendo fotogramma-fotogramma quello che accade, ho avuto alla fine della serie un vuoto esistenziale, sconcertante, mai accaduto prima negli anni precedenti. E mi sono posto la domanda: ma cosa è accaduto realmente quel giorno? Perché identifiachiamo la Rivoluzione Francese proprio il 14 liuglio e non il 6 maggio 1789 o il 20 giugno 1789, ad esempio (le date come vedremo non sono scelte a caso)? Ma la domanda ancora più importante è: ma perché Riyoko Ikeda che è stata maniacale ai limiti dell'ossessivo nel descrivere esattamente gli avvenimenti di quel tempo inserisce Lady Oscar nel finale dell'assalto alla Bastiglia? La cosa comica e che la risposta me la sono data in 61 pagine di appunti Word (carattere 14, interlinea 1,5, giusto per la precisione), che, non preoccupatevi, non vi propongo... per ora... :D Breve riepilogo dei fatti che portarono alla Rivoluzione La crisi finanziaria dello Stato francese (che poi porterà alla Rivoluzione) aveva origini lontane. Il debito pubblico, già rilevante negli ultimi anni del regno di Luigi XIV continuò a crescere sotto il regno di Luigi XV, a causa degli sprechi, dei privilegi e delle esenzioni di cui godeva la nobiltà. In compenso, l'economia francese aveva mantenuto una capacità di sviluppo in grado di compensare in parte gli effetti della cattiva amministrazione dello Stato, apportando vantaggi sia all'aristocrazia che alla borghesia imprenditoriale. Il rallentamento dello sviluppo economico, verificatosi a partire dal 1778 e la successiva recessione prolungatasi per tutto il regno di Luigi XVI, unitamente alle enormi spese militari sostenute in appoggio della Guerra d'indipendenza americana (2 miliardi di lire francesi) portò le classi popolari alla miseria e le finanze statali al tracollo. Nel tentativo di ottenere maggiori entrate e di porre almeno un limite ai privilegi fiscali, il ministro delle finanze Charles Alexandre de Calonne aveva presentato il 20 agosto 1786 un Piano di miglioramento delle finanze che prevedeva, tra l'altro, l'imposizione di una tassa su tutte le proprietà fondiarie, anche nobiliari ed ecclesiastiche, prima escluse, la soppressione delle dogane interne e altre misure a favore della produzione industriale e del commercio. A questa riforma fiscale si associava una riforma amministrativa, l'istituzione di assemblee municipali, con funzione consultiva, elette dai sudditi che godessero di una rendita di almeno 600 lire francesi. L'assemblea dei notabili, composta di nobili e prelati, convocata ad approvare la riforma, respinse il progetto che ledeva gli interessi delle classi che essi rappresentavano e di cui facevano parte, così che Luigi XVI, l'8 aprile 1787, licenziò il ministro. Anche il Parlamento di Parigi respinse gli editti reali che prevedevano l'imposizione di alcune nuove imposte, e richiese la convocazione degli Stati generali. Il Parlamento di Parigi (che ebbe delle ingerenze da parte del Re sobillato dall'aristocrazia, ma sorvolo sui fatti) deliberò il 21 settembre 1788 che fossero indetti gli Stati generali, com'era avvenuto nel lontano 1614, convocati secondo i tre ordini separati del Clero, della Nobiltà e del Terzo Stato, avendo ciascuno di essi un solo voto a disposizione. Il 5 maggio 1789 i deputati degli Stati generali furono presentati al Re: secondo un'antica usanza, Luigi XVI ricevette nella sua stanza di lavoro con entrambi i battenti aperti i rappresentanti del clero poi, con un solo battente aperto, i deputati della nobiltà. Il re si trasferì infine nella sua camera da letto, per assistere alla sfilata dei deputati del Terzo Stato: questa curiosa etichetta ricordava ai rappresentanti della nazione che le divisioni sociali - espressione della medievale distinzione di clero, guerrieri e lavoratori - avevano un carattere trascendente e poi erano istituzione di Stato, e pertanto non potevano essere nemmeno messe in discussione. Il 6 maggio fu posta la questione del voto: i deputati del Terzo Stato furono unanimi nella scelta del voto per testa e si proclamarono «deputati dei Comuni», intendendo con ciò rifiutare il titolo di rappresentanti di un ordine per assumere quello di deputati della nazione. Si trattava già di un atto rivoluzionario: ad esso, la nobiltà, con 141 deputati contro 47, rispose dichiarandosi favorevole al voto per ordine, imitata dal clero, ma con una maggioranza risicata di 133 rappresentanti contro 114 voti contrari espressi soprattutto dal basso clero, guidato dall'abate Grégoire (Ep. 33 di Lady Oscar). Dopo una impasse di un mese, il 10 giugno, giorno fissato per l'appello di tutti i deputati, i rappresentanti dei Comuni invitarono i delegati degli altri due ordini a procedere alla verifica in un'assemblea comune. L'invito, respinto dalla nobiltà, fu raccolto soltanto nei giorni successivi da un numero crescente di deputati del basso clero finché, il 15 giugno, su iniziativa dell'abate Sièyes, i deputati dell'ex-Terzo Stato decisero di dare inizio ai lavori: occorreva però dare un nuovo nome a quell'Assemblea, non essendo più proponibile la denominazione di «Stati generali». Il 17 giugno, in una turbolenta riunione del Terzo Stato fu scelta e approvata, su mozione di Sieyès, la proposta del deputato Legrand di definirsi «Assemblea nazionale». Dopo che il decreto di costituzione, su mozione di Sieyès, fu approvato, la neo-battezzata Assemblea nazionale elesse Jean Sylvain Bailly, astronomo e accademico, decano del Terzo Stato come suo primo presidente. I deputati, poi, attesero la reazione della monarchia al fatto compiuto. Inoltre, fu subito approvato un decreto che stabiliva la legittimità della riscossione delle imposte approvate dalla nazione. Tutti gli atti dell'Assemblea avevano una natura rivoluzionaria: sia il rifiuto degli «ordini», già anticipato nella deliberazione del 6 maggio precedente, che il decreto sulle imposte suonavano come una minaccia. Non esistevano più le vecchie divisioni feudali e solo la Nazione, non il re o il governo, diretta emanazione reale, poteva emanare decreti e il decreto sulla fiscalità, in particolare, ricordava implicitamente che, senza l'approvazione dell'Assemblea nazionale, il popolo poteva rifiutarsi di pagare le tasse. Il 19 giugno il clero, con 149 voti contro 137, decise di unirsi all'Assemblea, mentre la nobiltà resistette, indirizzando al re una protesta nella quale ricordava che con la soppressione degli ordini non erano soltanto in gioco i diritti e il destino della nobiltà, ma quelli della stessa monarchia. Avveniva così che la nobiltà, che pure era stata la prima a volere la convocazione degli Stati generali sperando di dare con essi un colpo all'assolutismo monarchico, di fronte all'accelerazione degli eventi, ritornava a sottomettersi all'iniziativa reale, quale garante non solo dei suoi privilegi, ma della sua stessa sopravvivenza. Luigi XVI accolse immediatamente l'invito alla resistenza proveniente dalla nobiltà: lo stesso giorno annunciò di non riconoscere i decreti di quell'Assemblea, promise di intervenire alla seduta del prossimo 23 giugno e fece intanto chiudere la sala delle riunioni Il conflitto tra il re e la neonata Assemblea fu inaugurato dal Giuramento della Pallacorda il 20 giugno; per quella data infatti il re aveva ordinato la chiusura della sala dove si riuniva abitualmente l'Assemblea (una sala dell'Hôtel des Menus-Plaisirs a Versailles) col pretesto di eseguirvi dei lavori di manutenzione, cercando in tal modo di impedire qualunque tipo di riunione. Nella palestra della pallacorda tutti i deputati giurarono solennemente «di non separarsi mai e di riunirsi ovunque le circostanze l'avrebbero richiesto, fino a che non fosse stata stabilita e affermata su solide fondamenta una Costituzione per il regno francese» (Ep. 34 di Lady Oscar). A Luglio la situazione a Parigi era degenerata! Truppe estere, principalmente austriache, svizzere si erano accampate a Parigi, su invocazione principalmente di Maria Antonietta per proteggere la monarchia. Va anche detto che, a parte le Guardie Reali, fatto per lo più da nobili, e quindi implicitamente asservite alla monarchia, le truppe della Guardia Nazionale (sempre per i fan di Lady Oscar, quelle in divisa blu) erano reclutate principalmente dal popolo e di conseguenza, in quel clima rivoluzionario poco affidabili (Ep. 36 di Lady Oscar). Gli ultimi giorni della Monarchia Domenica 12 luglio 1789, la popolazione di Parigi, che da mesi viveva in uno stato di povertà e con la paura che una grave carestia colpisse da un momento all'altro la città, venne a conoscenza della destituzione di Necker e organizzò una grande manifestazione di protesta, durante la quale furono portate delle statue raffiguranti i busti di Necker e del Duca d'Orléans. Camille Desmoulins, secondo François-Auguste Mignet, aizzò la folla salendo su un tavolo con la pistola in mano ed esclamando: «Cittadini, non c'è tempo da perdere; la dimissione di Necker è l'avvisaglia di un San Bartolomeo per i patrioti! Proprio questa notte i battaglioni svizzeri e tedeschi lasceranno il Campo di Marte per massacrarci tutti; una sola cosa ci rimane, prendere le armi!». Alcuni soldati tedeschi (l’esercito di Luigi XVI comprendeva anche reggimenti stranieri, più obbedienti al re rispetto alle truppe francesi) ricevettero l'ordine di caricare la folla, provocando diversi feriti e distruggendo le statue. Il dissenso dei cittadini aumentò a dismisura e l'Assemblea Nazionale avvertì il re del pericolo che avrebbe corso la Francia se le truppe non fossero state allontanate, ma Luigi XVI rispose che non avrebbe cambiato le sue disposizioni. Ep. 37 di Lady Oscar, tra le altre cose, e per i romantici, l'Ep. 37 ha nel finale la famosa "notte delle lucciole"). La mattina del Lunedì 13 luglio 1789, quaranta dei cinquanta ingressi che permettevano di entrare a Parigi vennero dati alle fiamme dalla popolazione in rivolta. I reggimenti della Guardia francese formarono un presidio permanente attorno alla capitale, sebbene molti di questi soldati fossero vicini alla causa popolare. I cittadini cominciarono a protestare violentemente contro il governo affinché riducesse il prezzo del pane e dei cereali e saccheggiarono molti luoghi sospettati di essere magazzini per provviste di cibo; uno di questi fu il convento di Saint-Lazare (che fungeva da ospedale, scuola, magazzino e prigione), dal quale vennero prelevati 52 carri di grano. In seguito a questi disordini e saccheggi, che continuavano ad aumentare, gli elettori della capitale (gli stessi che votarono durante le elezioni degli Stati generali) si riunirono in assemblea elettorale al Municipio di Parigi e decisero di organizzare una milizia cittadina composta da borghesi che garantisse il mantenimento dell'ordine e la difesa dei diritti costituzionali (due giorni dopo, con Gilbert du Motier de La Fayette, venne denominata Guardia Nazionale). Ogni uomo inquadrato in questo gruppo avrebbe portato, come segno distintivo, una coccarda con i colori della città di Parigi (blu e rosso). Per armare la milizia, si cominciarono a saccheggiare i luoghi dove si riteneva fossero custodite le armi. (Ep. 38, 39 primi 15 min circa di Lady Oscar). Martedì 14 luglio 1789 - La Presa della Bastiglia La mattina di martedì 14 luglio, gli insorti attaccarono l'Hôtel des Invalides con l'obiettivo di procurarsi delle armi impossessandosi così di circa ventottomila fucili e qualche cannone, ma non trovarono la polvere da sparo e pertanto decisero di assaltare la prigione-fortezza della Bastiglia (vista dal popolo come un simbolo del potere monarchico), nella quale erano tenuti in custodia anche sette detenuti. Gli elevati costi di mantenimento di una fortezza medievale così imponente, adibita all'epoca a una funzione limitata come quella di carcere, portarono alla decisione di chiudere i battenti e probabilmente fu per questo motivo che il 14 luglio gli alloggi della prigione erano praticamente vuoti. La guarnigione della fortezza era composta da 82 invalidi, soldati veterani non più idonei a servire in combattimento, ai quali il 7 luglio si aggiunsero 32 guardie svizzere comandate dal luogotenente Ludwig von Flüe. Il governatore della prigione (figlio di un precedente governatore) era il marchese de Launay. Gli insorti riuscirono a rompere le catene che reggevano il ponte levatoio e si riversarono all'interno della fortezza. La guarnigione della Bastiglia, su ordine del comandante, aprì il fuoco sulla folla. De Launay rifiutò il dialogo e fece sparare sulla terza delegazione municipale venuta a parlamentare. Dopo un quarto e ultimo tentativo di mediazione, senza risultato, sia la guarnigione che gli assedianti aprirono il fuoco, causando quasi cento morti e più di sessanta feriti tra la folla esposta, ma solo un morto e tre feriti tra i difensori che ben protetti sparavano da scappatoie e merli. La folla scatenata tirò colpi di fucile isolati per circa quattro ore, senza fare alcun danno alle torri. Fin dall'inizio delle trattative, il governatore prendeva tempo, attendendo rinforzi che però non sarebbero mai arrivati. Tornando alla domanda che mi sono posto all'inizio, com'è possibile che Riyoko Ikeda così maniacale nel descrivere personaggi, situazioni quasi che avesse portato i lettori dentro la Storia facesse prendere la Bastiglia ad Oscar François? Fu allora che arrivò un gruppo di 61 guardie francesi disertori, comandati dai sottotenenti Pierre-Augustin Hulin e André Jacob Elié, che si trascinarono dietro sei cannoni, presi dalla loro caserma. Questo evento cambiò le sorti dello scontro: puntando l'artiglieria contro la Bastiglia, poco dopo il ponte levatoi si abbassò, la Bastiglia si arrendeva Gli uomini del regio esercito, accampati nel vicino Campo di Marte, non intervennero. Il marchese si ricompose e, quando ordinò improvvisamente il fuoco eccessivo, la stessa guarnigione lo supplicò di arrendersi, essendo inoltre senza fonte di acqua e solo con forniture alimentari limitate all'interno. Ma von Flüe si oppose. Il governatore, eccitato, piuttosto che arrendersi e lasciare ai ribelli il custodito arsenale, corse nel suo ufficio e scrisse un biglietto come ultimatum, dicendo che avrebbe acceso i 20.000 chili di polvere da sparo all'interno della fortezza, facendo esplodere sé stesso e tutti gli altri, se l'assedio non fosse stato revocato e la folla non si fosse ritirata. Il caporale Guiard e il soldato Perreau, spaventati che il popolo intransigente stesse per usare i cannoni, aprirono da soli la porta e abbassarono il grande ponte levatoio, consegnando la fortezza. La Bastiglia fu quindi invasa e conquistata dai ribelli solo perché il governatore, devoto al sovrano, venne abbandonato dalle sue truppe. (Ep. 39 e 40 di Lady Oscar). E' interessante come Pierre-Augustin Hulin compare anche nel manga originale (ma non nel Cartone o Anime che dir si voglia) E' interessante, però un aspetto, se a Parigi la folla prendeva la Bastiglia nello stesso giorno a Versailles il Re sul suo diario personale scriveva Rien (nulla) Luigi XVI, rientrato a palazzo da una battuta di caccia, scrisse nel suo diario quel giorno rien (niente), a significare che non era accaduto nulla di rilevante o che meritasse di essere ricordato (anche se va specificato che quello era il diario di caccia del re, e rien era presente ogniqualvolta il re non avesse preso alcuna preda). Inoltre, terminati gli scontri e con la Bastiglia ancora in fumo, soltanto la sera del 14 luglio il re venne a conoscenza dei tumulti e della Presa della Bastiglia da un suo servitore; il re gli chiese: «È una ribellione?» - e il servitore rispose: «No, sire! Una rivoluzione!». Ma se il re fu informato solo a sera e non andò diversamente per l’Assemblea Costituente. Le notizie da Parigi raggiungevano Versailles con difficoltà e i deputati non erano ben informati di ciò che stava realmente accadendo. L'Assemblea continuò comunque a seguire tutta la situazione e i deputati attendevano con ansia l'esito degli eventi. Dopo la presa della Bastiglia, il conte di Mirabeau, uno dei leader dell'Assemblea, avvertì i suoi colleghi dell'inutilità di passare dei «decreti altisonanti» e sollecitò la necessità di attuare una qualche azione forte. Anche se la causa della libertà aveva trionfato, Mirabeau era preoccupato che l'intervento delle folle armate non avrebbe fatto altro che guidare il cammino della Rivoluzione lungo un percorso distruttivo e di violenza. Jean Sylvain Bailly, ex-presidente dell'Assemblea Nazionale, nelle sue Mémoires presentò la propria interpretazione del significato e dell'importanza della Presa della Bastiglia. Pienamente convinto che l'intenzione della corte fosse quella di sciogliere l'Assemblea Nazionale, citò delle prove per sostenere l'esistenza di un piano preorganizzato del governo per riconquistare la supremazia e prendere il controllo di Parigi intimidendo l'Assemblea. La presa della Bastiglia fu, secondo lui, «un giorno terribile e indimenticabile, il momento in cui la Rivoluzione fu consumata dal coraggio e dalla risolutezza degli abitanti di Parigi...» Il resoconto de Gazette nationale ou le Moniteur universel del 14-07-1789 dopo le 5 di sera Prima del MONITORE NAPOLETANO, prima del MONITORE DI ROMA, prima del MONITORE ITALIANO, come gazzette ufficiali delle Repubbliche Consorelle, e pochi mesi prima di le Moniteur universel, esisteva Gazette nationale ou le Moniteur universel, fondato solo un paio di mesi prima (5 maggio 1789, con l'apertura degli Stati Generali) con lo scopo di registrare ciò che faceva l'Assemblea Nazionale (le Moniteur universel verrà fondato il 24 novembre 1789 e sarà la gazzetta della Repubblica Francese per 80 anni, tranne che durante la Restaurazione, finendo le sue pubblicazioni il 30 giugno 1901) Un estratto del numero 18 (dal 13 al 15 luglio 1789) al giorno del 14 luglio 1789 dopo le 5 della sera (Pag 3 e 4 del link, 79 e 80 del testo originale), riporta: La discussione comincia, e i dibattiti si fanno molto accesi, quando viene annunciato che il visconte di Noailles sta arrivando da Parigi portando notizie disastrose. Entra nell'Assemblea circondato dagli altri deputati che gli si accalcano attorno. Appena appare, c'è un silenzio completo. Riferisce ciò che dice di aver fatto; la borghesia parigina è in armi, ad opera delle Gardes-Françaises e gestito nel suo Hotel-des-Invalides è stato fatto così Svizzero; forza; che i cannoni e i fucili furono rimossi; che le famiglie nobili furono costrette a chiudersi nelle loro case; che la Bastiglia fu presa d'assalto, che il signor de Launay, che ne era governatore e che aveva fatto fucilare i cittadini, fu preso, portato a La Grève, massacrato dal Popolo, e la sua testa portata in cima ad una picca. Questa storia produce l'impressione più triste nell'Assemblea. Ogni discussione cessa. Si affrettano a mandare una delegazione al re, per raccontargli lo stato crudele in cui si trova la capitale; e si decide che il signor visconte di Noailles farà parte della delegazione per sostenere con la sua presenza, in qualità di testimone, le verità che si dovranno dire al re. Il signor Presidente parte con la delegazione. Il signor de la Fayette prende il suo posto in carica come vicepresidente. Osserva che è dignità, oltre che dovere, dell'Assemblea non interrompere i suoi lavori, e continuarli con la calma e il coraggio che le circostanze non devono alterare. Furono avanzate diverse mozioni: alcune per stabilire una corrispondenza, ogni due ore, tra Parigi e l'Assemblea nazionale; gli altri in modo che l'Assemblea sia sempre in seduta giorno e notte, fino a dopo la promulgazione delle leggi costituzionali, o almeno fino a dopo il ristabilimento della tranquillità pubblica. Mentre si discuteva di queste mozioni, fu annunciato l'arrivo di una delegazione da Parigi, portatrice di sinistre notizie. Immediatamente ogni deliberazione cessa; un silenzio cupo si diffonde nella stanza. Dopo un attimo di attesa vengono presentati i due deputati e uno di loro pronuncia il seguente discorso: Signori, è impossibile per i cuori francesi, profondamente colpiti in questo momento, descrivervi le disgrazie della loro Patria. Perdona il disordine delle nostre idee in una circostanza così disastrosa. L'istituzione della guardia borghese, avvenuta fortunatamente ieri, ha consentito una notte abbastanza tranquilla. Dal resoconto delle operazioni distrettuali, fornito al comitato permanente, è chiaro che diversi individui non reggimentati furono disarmati e le armi portate nei distretti o al municipio. Questa mattina uno squadrone di ussari, presentatosi al Fauxbourg Saint-Antoine, ha lanciato un allarme generale e ha suscitato la furia del popolo. Si è recato nel distretto della Bastiglia per conoscere le intenzioni del governatore. Su consiglio dato al comitato, invitò il signor de Rulhiere, comandante della guardia parigina e di due compagnie di Gardes-Françaises, ad andare in aiuto dei cittadini che si diceva fossero stati attaccati dagli ussari; erano appena arrivati che gli ussari scomparvero. Poco dopo, una parte del Popolo venne a sapere dal comitato che il governatore della Bastiglia aveva fatto fucilare i cittadini. Questo stesso popolo aveva sequestrato tre invalidi alla Bastiglia, che avevano condotti al municipio, e che il comitato aveva messo al sicuro nelle prigioni dell'Hotel. Il comitato, volendo prevenire le disgrazie che stavano per capitare alla Bastiglia, vi inviò tre delegazioni, una composta dall'abate Fauchet e da altri tre membri del comitato, per scongiurare il marchese di Launay di non fare nulla il cannone della Bastiglia e, per calmare il popolo, si offrono di ricevere una guardia borghese. Questi signori, dopo aver corso il maggior pericolo, tornarono senza aver avuto alcun successo. Lì si presentò un'altra delegazione con bandiera e tamburo e fece il segnale di pace. Le fu permesso di entrare in un cortile della Bastiglia; e presto una scarica fece cadere accanto a sé cittadini morti e feriti. Il signor de Corny, procuratore del re e della città, faceva parte di questa delegazione e al suo ritorno informò il comitato di questo fatto. Siamo partiti senza aver saputo il risultato degli sforzi della terza delegazione. Ma, signori, un'ora prima della partenza abbiamo assistito allo spettacolo più inquietante. Una parte del popolo, che aveva assistito alle disgrazie accadute alla Bastiglia, si recò al municipio, entrò nella sala del comitato e chiese a gran voce l'assedio della Bastiglia. è in-In questo momento, il comitato ha ritenuto che la nostra partenza fosse necessaria e che non dovessimo perdere un momento per esprimere ai rappresentanti della Nazione più generosa dell'Universo, il profondo dolore di tutti gli abitanti della capitale, e Pregateli di aiutarci con la loro illuminazione e il loro patriottismo. Durante l'intervallo che intercorse tra la delegazione al governatore della Bastiglia e il suo ritorno al municipio, diversi cittadini armati portarono al comitato due corrieri, uno incaricato del dispaccio del Ministero della Guerra, contenente lettere indirizzate al Sig. de Sombreuil, governatore degli Invalides e al signor Berthier, intendente dell'esercito; l'altro accusato di una lettera indirizzata al governatore della Bastiglia. La gente chiedeva a gran voce che tutte le lettere fossero aperte; il comitato è riuscito a salvare il dispaccio del ministro della Guerra. Quanto alla lettera del governatore della Bastiglia, era stata aperta dal popolo, che aveva preteso che il comitato la leggesse: conteneva l'ordine di resistere fino all'ultima estremità; che aveva la forza sufficiente per difendersi. Ecco, Signori, il decreto che il comitato ci ha incaricato di avere l'onore di presentarvi: Il comitato permanente di pubblica sicurezza, riunito nel municipio, ha deciso che sarebbe stato in corrispondenza quotidiana con l'Assemblea nazionale; E per delegare il signor Ganilh, avvocato del Parlamento, e il signor Bancal des Issarts, ex notaio, entrambi elettori della città di Parigi e membri del comitato; Allo scopo di rappresentare all'Assemblea Nazionale lo stato terribile in cui si trova la città di Parigi; le disgrazie accadute attorno alla Bastiglia; l'inutilità delle delegazioni che il comitato mandava al governatore della Bastiglia, con un tamburo e una bandiera, per portare parole di pace e per chiedere che i cannoni della Bastiglia non fossero diretti contro i cittadini; la morte di diversi cittadini uccisi dal fuoco della Bastiglia; la richiesta avanzata da una moltitudine di cittadini riuniti di farne la propria sede; massacri. quale può essere il risultato; e di implorare l'Assemblea nazionale di considerare con saggezza, il più presto possibile, i mezzi per evitare alla città di Parigi gli orrori della guerra civile. Infine, per spiegare all'Assemblea nazionale che la costituzione della milizia borghese e le misure prese ieri sia dall'Assemblea degli Elettori che dal Comitato, hanno regalato alla città una notte più tranquilla di quanto non avrebbe potuto sperare, in base al notevole numero di individui che si erano armati la domenica e il lunedì precedenti la costituzione di detta milizia; che, secondo i resoconti di diverse circoscrizioni, risulta costante che molti di questi individui sono stati disarmati e riportati all'ordine dalla milizia borghese. Fatto al comitato il 14 luglio 1789. Firmato Flesselles, prevosto dei commercianti, presidente del comitato; Moreau de Saint-Méry, Bancal des Issarts, Rouen, assessore; Chignard, Fauchet e Ganilh. Noi, elettore di Parigi sottoscritto, membro del comitato permanente e deputato da questo comitato all'Assemblea nazionale, certifichiamo la copia di cui sopra e, d'altra parte, ci atteniamo al verbale della deliberazione di detto comitato. A Versailles, il 14 luglio 1789. Firmato Bancal des Issarts. E' paradossale, ma se per noi il 14 luglio 1789 è uno spartiacque della storia, come visto, per loro, nella loro contemporaneità diventa un fatto marginale, una delle tante violenze che Parigi affrontava in quei giorni difficili ed epici, con il capro espiatorio nel Marchese de Launay, la cui testa mozzata (praticamente il primo morto della Rivoluzione di rilievo) venne messa su una picca e portata per Parigi Il paradosso dell'Istituzione del 14 Luglio Festa Nazionale Francese Un articolo lungo, che ha un finale ancora più interessante La festa del 14 luglio, nasce il 21 maggio 1880, ad opera del deputato Benjamin Raspail che propose la legge per stabilire il 14 luglio come festa nazionale in commemorazione annuale del 14 luglio 1790 (il giorno della Festa della Federazione). Il 14 luglio 1789 (giorno della presa della Bastiglia) era considerato un giorno sanguinoso ma fu cruciale per la rivoluzione e la proposta della Festa della Federazione ottenne la maggioranza dei voti. La Presa della Bastiglia fu comunque un evento fondamentale della storia e della cultura francese, evento, fra l'altro, che vide come protagonista degli insorti Pierre-Augustin Hulin (il vero Lady Oscar della serie), considerato ancora oggi l'artefice della presa della Bastiglia. Conclusioni La vita involonariamente eroica di Lady Oscar, personaggio tanto fittizio quanto reale nel nostro immaginario comune, almeno per la generazione degli anni '80 in poi, ci ha consentito di poter affrontare da vicino uno degli aspetti più interessanti della nostra storia contemporanea, oltre che festeggiare i 45 anni della serie a cartoni animati più amati di sempre... ma non è detto che non ritorni sul personaggio, quello fittizio, in un altro articolo più in la...
In ultimo per meglio affrontare in modo critico la serie Lady Oscar, non posso non citare il seguente volume: Laura Luzi, Lady Oscar. Il vento della rivoluzione, Weired Book 2023, e ovviamente il Manga Riyoko Ikeda, La Rosa di Versailles, J-Pop 2020 (5 volumi + altri 3 di avventure non contenute nella serie originale) Gazette nationale ou le Moniteur universel |