Num. 2 - 5 febbrajo 1799 - Supplemento |
Scritto da E.F.P. |
Giovedì 21 Ottobre 2010 21:04 |
Supplemento al Num. 2.
Istruzioni
generali del Governo Provvisorio
della
Repubblica Napoletana ai Patriotti.
I Patrioti, cioè gli amici della
libertà, della eguaglianza, della umanità, oppressi da lungo tempo da un odioso
Dispotismo, non attendevano che il giorno felice, che ha veduto fondare la
Repubblica Napoletana.
La Repubblica Napoletana, creata sotto gli
auspicj della gran Repubblica Francese, ha avuto la felicità di essere formata
lungi da' turbini e dalle tempeste, e nel seno della pace interna, senza quasi
alcuna effusione di sangue, sotto la protezione di un'armata vittoriosa e
liberatrice.
Il punto centrale dell'Impero ha data
la commozione elettrica, che deve trasmettersi a tutt' i punti i più lontani. Napoli ha veduto
piantare nelle sue mura l'albero felice della libertà, presagio de' suoi
destini. Lo stesso Vesuvio si è mostrato sensibile a questa gran rivoluzione
politica, che da l'esistenza ad un popolo, lungo tempo addormentato nel seno
della tomba, ed i fuochi del Vulcano, che non erano comparsi da molti anni, han
sembrato di volere aggiungere il loro splendore alla illuminazione di questa vasta
Capitale.
Il governo provvisorio è stato
organizzato dal Generale in Capo dell'armata Francese, ed è in piena attività.
Egli si occupa a preparare il glorioso avvenire, che è promesso al Popolo
Napoletano, a fondare la Repubblica su basi durevoli, a imprimere un moto
uniforme a tutt' i membri della machina politica.
Il voto più ardente, ed il più dolce da
formarsi dal governo provvisorio, è quello di riunire prontamente tutte le
parti della Repubblica Napoletana a' beneficj della rivoluzione senza alcuna
scossa, e conciliandosi, per quanto sia possibile, tutti gli spiriti, e tutt' i
cuori, per prevenire le tempeste, le azioni, e le reazioni rivoluzionarie, le
fazioni, le dissenzioni, e le vendette.
Rendere la rivoluzione amabile, per
farla amare; renderla utile al popolo, ed alla classe abbattuta e sventurata
de' Cittadini, per far godere questa classe rispettabile delle dolcezze di un
governo libero; ecco lo scopo degli sforzi costanti de' Repubblicani.
L'Uguaglianza, e la Libertà sono le
basi della nuova Repubblica. L'Uguaglianza consiste nel fare, che la legge sia
uguale per tutti, e protegga l'innocente povero contro l'oppressore ricco e
potente, e nel punto istesso, che gl'impieghi non siano più il premio del
favore, o dell'intrigo, ma de' talenti, e della virtù.
La legge dell'uguaglianza non permette
di riconoscere alcuno de' titoli vani e fastosi, che l'antica tirannia
prodigava. Ella non conosce che quella di Cittadino.
La libertà consiste in ciò, che ogni
Cittadino possa fare ciò che non gli è vietato dalla legge, e che non nuoccia
ad un altro.
1 primi anelli della catena sociale
debbono stringere tra tutt'1 figli della Repubblica i legami della unione, e
della fraternità.
Questi sono i principj, che i Patrioti
di tutte le parti della Repubblica Napoletana sono invitati a propagare ed a
spandere. Essi non debbono aspettare gli ordini del Governo, per far piantare
nelle loro Comunità rispettive gli alberi della libertà, mettere la coccarda
tricolore, ed organizzare le Municipalità, che sono le prime Magistrature
popolari.
1 Sacerdoti veramente penetrati dalle
massime del Vangelo, che raccomanda l'uguaglianza, e la fraternità tra gli uomini,
debbono altresì concorrere ai voti del Governo, e rendere utile la di loro
influenza, per fare apprendere ai Napoletani i benefici della libertà
riacquistata, e lo scopo della rivoluzione.
Tutt, i Cittadini sono invitati a
sviluppare gli elementi dei nuovo sistema, ed a far comprendere alla Nazione,
che ella avrà de' Magistrati, che sceglierà ella stessa, i quali in vece di
dilapidare il tesoro pubblico, e di abusare del di loro potere, per opprimere,
animati da un nobile sentimento di orgoglio non si occuperanno che a ravvivare
l'agricoltura, a rilevare il commercio, a ristabilire la marina, ed a fare
fiorire tutte le parti dell'amministrazione politica.
Un suolo felice favorito dalla Natura,
ed un governo saggio sapranno ben presto riparare, e fare obbliare alcune
sventure particolari, ed alcuni sacrificj necessitati dalle circostanze, o
risultato inevitabile della guerra, e della rivoluzione, soprattutto in un
paese che un Re fuggitivo e spergiuro à vilmente spogliato, e rovinato senza
rispetto né per le proprietà particolari, né per quelle della Nazione, ed ha
seco trasportato sui mari i tesori di quelli, che egli chiamava con impudenza
suoi sudditi, e de' quali egli si diceva il Padre, e si credeva il Sovrano.
D'oggi innanzi il popolo solo è sovrano:
la legge emanata dai suoi rappresentanti non sarà che espressione della sua
volontà, e non avrà che la sua felicità per oggetto.
Repubblicani, voi tutti abitatori di
qualsiasi parte degli Stati Napoletani, di cui il cuore batte per la libertà,
fatene conoscere al Popolo gi'inapprezzabili vantaggi.
Riunitevi gli uni agli altri. Non
temete più il ferro dei Tiranno. Andate, parlate. Formate delle assemblee
generali di vasti concittadini, e soprattutto di quei che voi conoscete per
amici della libertà. Pronunciate de' discorsi al popolo: leggetegli i proclami
del Generale in Capo dell'armata Francese, e quelli del governo provisorio
della Repubblica napoletana. Gli alberi della Libertà saranno piantati; la
coccarda rossa, gialla, e blò sarà posta: gl'inni repubblicani saranno cantati;
delle feste solenni riuniranno i nuovi figli della Libertà, che celebreranno i
suoi beneficj.
Voi organizzerete delle Municipalità,
che saranno composte da un Presidente, da un Secretario, e da sette membri, o
di quindici nelle comunità al disopra di 10 mila anime; e voi non ammetterete
in queste magistrature popolari che de' partigiani conosciuti, e pieni di zelo
per la causa del Popolo, e della uguaglianza. Voi nominerete altresì dei
Giudici di pace, per mantenere l'unione tra le famiglie, e tra i Cittadini; e
voi non darete i vostri suffragi che a degli uomini onesti e virtuosi. Queste
Municipalità, ed i Giudici di pace saranno scelti alla presenza de'
Repubblicani da tutt' i Cittadini, che avranno voluto riunirsi, e sarà spedito
in seguito un processo verbale della loro elezione al Governo.
Organizzate altresì delle guardie
Nazionali nelle differenti Comunità, affinché tutt' i buoni Cittadini siano
all'ordine per mantenere i loro dritti, e che prendendo l'attitudine, che
conviene a degli uomini liberi, possano vegliare su gli artegiani torbidi, ed i
fautori della Tirannia, che vorranno opporre i loro sordi intrighi, e la loro
influenza personale al corso rapido, ed irresistibile della rivoluzione repubblicana;
ed opprimerli.
Patrioti, queste istruzioni generali ci
bastano. Il governo fida sul vostro zelo; egli ordinerà la menzione favorevole
di tutte le Comunità, e de' Cittadini in particolare, che cogli atti patriotici
qui sopra indicati come regola di condotta de' Repubblicani, avranno prevenuto
le intenzioni del Governo, e lo invio de' Commissarj, che saranno destinati ne'
differenti dipartimenti, o provincie della Repubblica Napoletana, per
organizzarvi tutte le autorità costituite, e consolidare la rivoluzione.
Gli uomini generosi,
che avranno preceduto i loro concittadini nella carriera gloriosa della
Libertà, saranno i primi chiamati a sostenere i dritti dei popolo, ed a servire
la patria nella rappresentazione, e ne' tribunali, negl'Impieghi civili, e
militari; dovendo la Repubblica esser riconoscente verso i Repubblicani, e
questi dovendo essere tutti consegrati con inviolabile fedeltà alla Repubblica.
Laubert
Presidente.
A maggior dilucidazione di quanto abbiam
cennato nel foglio circa il riaprimento de' nostri Tribunali, soggiungiam quì
l'ordine circolare dei Governo Provvisorio mandato per mezzo del Comitato di
polizia generale a ciascuno de' tre Capi de' nostri Tribunali, cioè Giacinto
Dragonetti della già Vicaria, Ippolito Porcinari della Camera, e Filippo
Mazzocchi dei Consiglio.
Avendo
il Governo Provvisorio della Repubblica Napoletana coll'approvazione del
Generale in Capo Championnet, abilitate le Magistrature dell'antico Regime a
poter continuare le loro giudiziarie procedure a norma delle leggi Civili, e
Criminali, e de'Riti sinora stati nella costante osservanza; questo Comitato ne
rimette la disposizione in istampa a voi Cittadino Giacinto Dragonetti
Presidente della G.C. Nazionale, e v'invita a far riunire da Lunedì 4. Febbrajo
in poi tutti i Magistrati, che compongono sotto il nome non più di gran Corte
della Vicaria, ma di Gran Corte
Nazionale, disponendo, che continuino a
procedere in tutti gli affari, ch'erano di loro giurisdizione fino a che non
ricevano nuove Istruzioni, o che non venga diversamente disposto dal Governo
Provvisorio, nella intelligenza, che non turbino in alcun modo le funzioni di
Polizia, e le altre tutte, che sono affidate alla Municipalità di questa
Capitale, e delle altre comunità della Repubblica, e che debbano alle medesime
richiedere quella forza armata, che occorre per l'esecuzione de'loro Decreti;
giacché questa Municipalità specialmente ha già incominciato ad organizzare la
sua giandarmeria, restando da questo momento abolite le guardie di tutti i
Tribunali collegiati. V'invita però a non vestire, né far vestire da'Ministri,
Avvocati, e Procuratori, gli abiti alla Spagnuola, che già erano lor
distintivo, ma a disporre, che ciascuno vesta a suo modo, senza cingere spada
né altro simile ornato. Invita inoltre tutti i Magistrati ad accoppiare
incessantemente alla Giustizia ed alla esatta, ed imparziale esecuzione delle
leggi tutta quella umanità, equità, fratellanza, e tutte le altre doti, che son
proprie di un buon Repubblicano a scrivere i lor Decreti, Ordini, e Decisioni
nella lingua italiana, togliere da essi tutte le formole adottate dall'antico
abusivo regime, adoperando all'opposto le formole Repubblicane, cioè
Libertà Eguaglianza
Governo Provvisorio della Repubblica
Napoletana.
Gran Corte Nazionale.
E
le altre consentanee alla nuova Costituzione. A togliere, finalmente tutt'i
Simboli, Stemmi, ed Emblemi regi, costituendo ad essi i Repubblicani; e fino a
che noti sian formate le nuove Imprese, dovrete inalberare ai due lati del
Palazzo del Castel Capuano la bandiera di colore Nazionale, cioè blò, gialla, e
rossa. Per ultimo questo Comitato vi rimette l'Editto, in cui si contengono
tutte le parti del potere esecutivo ad esso affidato, affinché vi sia noto per
quali affari dobbiate col medesimo corrispondere, ed affinché vi sia palese il
tempo, in cui sarà tutti i giorni aperto questo Comitato, vi rimetto il
cartellino stampato a tal uopo. Salute, e fratellanza.
Napoli
14. Piovoso anno 7. (2. Febrajo 1799).
Fasulo Presidente =
Alessandro Petrucci Seg.
La già Regia Camera si chiamerà Camera de'conti nazionali; ed il
Consiglio, Supremo Consiglio nazionale.
L'impresa, o Stemma della nostra
Repubblica è simile a quella della Francia . Riferiamo intanto la lettera con
cui una nostra Concittadina ne aveva proposta un'altra al Governo Provvisorio.
Cittadino
Presidente
Siccome il dritto di petizione è nella
Democrazia comune ad ogn'individuo, ed ogni individuo deve allo stato il
tributo delle sue idee, quando queste posson inchiuder un qualche oggetto di
pubblica utilità, vi priego far presente quanto siegue al Governo Provvisorio.
Lo stemma di una Repubblica giova, che
per quanto si può, sia come un geroglifico, il quale con pronto e breve
sillogismo ricordi a' Cittadini i loro doveri, agli Esteri i principj su' quali
è costituita, e le massime fondamentali della Repubblica medesima. Poiché dunque la
nostra fa d'uopo, che sorga attiva, operosa, e piena di virili generosi
spiriti; e ogni cittadino per intrinseca destinazione di natura, e per
intrinseco officio ed obbligo di società nasce coltivator insiem e difensore
del Terreno che occupa e della sua patria; questa altronde colla giustizia deve
assicurar a lui i frutti de' suoi sudori, e bilanciar le occasioni nelle quali
armarlo alla propria, ed alla comune difesa; e sono poi la fatica e la sobrietà
i fonti fisici e morali delle civiche virtù credo tutte queste necessarissime
verità comprese nello stemma, che propongo.
Un uomo robusto in piedi, e nella età
confine fra la gioventù e la virilità; nudo nel resto, e coperto semplicemente
dalla toga gabinia; o sia toga romana, appuntata soltanto sugli omeri, col
lembo destro raccorciato e ravvolto al fianco sinistro, come di uomo in procinctu, che si accinge cioè ad
azione, o ch' è sempre pronto ad agire; da sotto la toga o manto comparisca il
cingolo militare col fodero; coi piede destro calchi in atto sprezzante tutti
gli emblemi della morbidezza e della ricchezza, appoggiandosi colla sinistra ad una vanga,
e colla destra tenendo per l'impugnatura una spada nuda colla punta rivolta
verso terra. In alto dal lato destro, un Genio colle bilance della giustizia;
sparsi pel campo strumenti rustici, e bellici; intorno il motto Aratro, gladio, justitia, stat Civitas,
& crescit.
La toga, o manto potrebbe esser, o a
color paglia (color nazionale) o piuttosto blò, qual'è il color generalmente usato da
nostri uomini di campagna, appuntato sugli omeri da due bulle a' colori nazionali, cinto l'intero quadro da fasce
tricolorate. Iddio feliciti la Repubblica, voi, ed il Governo Provvisorio.
Anno VII. della Libertà giorno IV.
della Repubblica Napoletana.
Eleonora Fonseca Pimentel |