Num. 5 - 16 febbrajo 1799 |
Scritto da E.F.P. |
Venerdì 12 Novembre 2010 13:28 |
OTTODI' 28 PIOVOSO ANNO VII. DELLA LiBERTA';
I. DELLA REPUBBLICA NAPOLETANA UNA, ED INDIVISIBILE
(SABATO 16. FEBBRAJO 1799)
Num. 5
Continuano ad essere disgustosissime le notizie di varie
parti dell'interno della Repubblica. Sembra, che in effetto siansi alquanto più
tranquillati gli Abruzzi; ma in controcambio molti, di quei facinorosi si son
ripiegati a rafforzare quelli, che infestavano le finitime Terre del già
Contado di Molise; ed il mal seme dilatandosi nella già provincia di
Basilicata, e della Puglia, funestissime voci corrono di varie tragedie
avvenute in molte di quelle Comuni.
Ma in un odio cosi generale del Tiranno, in una adesione
già così pronta alla democratizzazione, ond'è poi surto un tanto subitaneo
furore, che la plebe insorga da per tutto, atterri gli alberi di libertà, e si
scagli accanita contra tutti i Civili, cui ella aveva placidamente aderito? E'
nella natura di ogni corpo politico che le altre parti dello Stato seguano di
ordinario l'esempio, e l'impulso della Capitale; e la plebe si dà di mano colla
plebe, siccome gli altri ordini di Cittadini si dan di mano cogli altri ordini
di Cittadini.
La nuova della insurrezione della plebe di Napoli, giunta
ed ingrandita da' pubblici rumori negli Abruzzi, ha mosso quella plebe a far
causa comune con lei; e di cotesta disposizione si è avvaluto lo sciame de'
spioni, de' denuncianti, degli emissarj, in fine degi'infami ministri del
passato governo. L'ex‑provincie più vicine alla centrale, sulla nuova
dell'entrata dell'armata Francese, e della proclamata Repubblica, ne aveano, è
vero, seguito l'esempio coi democratizzarsi; ma molti di tai scellerati si son
ripiegati su tali ex‑province, e fan corpo con quelli, che già in
abbondanza vi si trovavano, con altri che qui soverchia indulgenza, o
trascuragine ha fatto sfuggire dalle nostre mani. A tutti costoro si sono unite
bande di fuorusciti, e malviventi, di tutte le finitime provincie dell'interno,
tutt'insieme son andati e vanno tuttavia spargendo, che Napoli ha fatto la
controrivoluzione; che una potente armata Inglese è sbarcata, ed ha preso
possesso di Napoli a nome del Tiranno, che si attende a momenti; quindi la
meschina plebe delle provincie, temendo esser vittima dei già sperimentati
furori di questo, crede salvarsi, e lavar la colpa dell'adesione al cambiamento
del governo, collo slanciarsi
contra coloro, che glielo hanno persuaso, e tutti gli sacrifica. A questa
disposizione si aggiunge, non v'ha dubbio, la rapineria degli assassini, più
quella degl'impiegati del passato governo, i quali se prima col favor dei
medesimo rubbavano, ed assassinavano placidamente nelle proprie case, or hanno
prese le'armi in mano per seguire il loro istituto, siccome per tal impura
miscela tanti assassinj seguirono fra noi, così pure tutto è ora in quelle
parti pieno di stragi, e di devastazione.
Ma qual sarà il rimedio a tanto, e sì terribile male?
Brugiar le Comunità, fucilar chiunque porti le armi? Nò. In molte comuni i
pacifici Cittadini sono stati obbligati a prenderle dagli stessi insurgenti, ed
han dovuto obbedire per non esser fucilati col fatto; in molte le han prese per
difender se stessi. Dunque bisogna punire i faziosi, disingannare la
generalità. Bisognerebbe perciò, che colle armi francesi si accompagnassero
quei Commissarj dei Governo de' nostri Cittadini, i quali ministri di pace,
potessero proclamar il perdono alle comuni che rientreranno nell'obbedienza;
che potessero proclamar a nome del Govemo una legge utile alle provincie; e
questa è l'abolizione della feudalità; e coll'una, e coll'altra legge, e colla loro
stessa missione dar una pruova di fatto, che Napoli è sotto un Governo
Repubblicano; e che questo Governo è più util a' Popoli.
Ricordiamone, che quando ne' principi della rivoluzione francese
accadessero le note stragi in Avignone, e la Convenzione si apprestava a punire
l'eloquente Vergniaux, provò, che in certe pubbliche straordinarie
effervescenze, convien portare i cittadini alla pace coll'addolcirne i
sentimenti col perdono; e non inasprirgli, ed animare e far nascere vendetta da
vendetta col castigo; e mercè il rancore di esso lasciar sempre nel cuore umano
un germe a' nuovi delitti, al governo una sempre rinascente necessità di
punire; e trasse tutta la Convenzione al suo parere. Ricordiamone, che
Robespierre tentò invano di calmar la vendèe col terrore, e che il General
Hoche la calmò, mostrando l'esercito, ed adoprando i proclami; e se giova
prender esempio da tempi più lontani, ma da popoli di noi meglio istruiti nel
governo, rammentiamone, che gli Ateniesi ricuperando la loro libertà dai trenta
tiranni, intimarono il perdono di tutte le passate stragi, e vendette
particolari, ed inventarono allora la nota parola amnistia, che altro non
suona, che generale obblivione del passato. Perché il castigo sia utile, e
produca emenda, e non distruzione, bisogna perdonar le popolazioni, punir
alcuni individui. Non gittiamo di grazia nel cuor della nostra plebe delle
provincie un seme di dispetto, e di risentimento, che per quella tenacità, con
cui ogni plebe, e più quella delle campagne ritiene le Impressioni una volta
ricevute con qualche forza, può in lei propagarsi da generazione in
generazione; e tenendola sempre divisa ed indispettita col resto de' cittadini,
prepari lunga e rinascente serie di privati delitti, e di pubbliche disgrazie.
Sottopongo queste riflessioni al nostro Governo, che
composto quasi tutto da illustri martiri della causa del Popolo, han
particolarmente sofferto per migliorar la sorte appunto di cotesta
preziosissima, e sempre nelle monarchie oppressa parte di lui; e sottoponga ad ogni
buon patriota, che sia nel caso di farle valere. Felicissimi intanto continuano
ad esser i riscontri delle Calabrie; e tali, non occorre dubitarne saran quelli
di ogni parte, ove o non si dubiti, o si dilucidi, che Napoli è Repubblica, e
Ferdinando lungi dal venir a Napoli, stà per fuggir da Palermo.
Martedì mattina 12 corrente fu quì grandissima tempesta,
l'onde erano così alte, e spinte con tanta forza, che innondavano quasi tutta
la strada nuova; una felluca con circa 24 uomini si staccò dal porto per
soccorrere una pollacca Sorrentina, che si trovava in pericolo; la forza
dell'onde la fe rovesciare, e perirono miseramente 16 marinaj. Nella stessa
mattina entrò un gran Corpo di truppe Francesi in tre divisioni.
Oltre il Cittadino Arcambal già eletto Ministro di
Guerra, sono stati nominati; Ministro
di Finanze, Bassal; i nostri Cittadini Francesco Conforti, dell'interno, e
della giustizia il già magistrato, Emanuele Mastelloni.
Sono jeri partiti per Parigi ambasciadori della nostra
Repubblica presso la francese il
Generale Gerolamo Pignatelli ex‑Moliterni, ed N. Doria ex‑Principe
d'Angri, co' due Segretarj di legazione Francesco Antonio Ciaja, fratello del
Rappresentante Ignazio Ciaja, e Leonardo Panzini. Quest'ultimo, noto nella
Repubblica delle lettere per la sua vita di Pietro Giannone, dopo aver per più
anni, e degnamente occupato luogo nella Segreteria di affari esteri, chiamato
pel suo nome letterario ad
Istitutore de' figli del Principe di Vallacchia, Ypsilanti, fu impiegato in
varie negoziazioni colla Corte di Vienna.
A riempire i posti mancanti de' nostri Rappresentanti,
sono stati nominati il presidente della
Municipalità, Vincenzo Bruno, il noto letterato Giuseppe Cestari, Antonio, già
Barone Nolli, Pasquale Falcigni, e Diego del Vaglio.
Sono giunti i due Rappresentanti Ciaja ad Abbamonte: si
sta in pena per Delfico, e pel nuovo eletto Nolli, de' quali non si ha notiziai
Sono da Messina giunti in questa settimana varj Uffiziali
della nostra Marina, profittando della demissione offertali dall'ispettor
Fortiguerra, assecla, creatura, stromento dei Ministro Acton, e seco fuggito. Recano essi, che
respinti dal vento, nel ritornar in Messina avevan trovata quella Città in due
partiti dichiarati, uno democratico, l'altro realista, che preponderava il
primo, e quindi Fortiguerra co' suoi barili di once di quà trasportati se n'era
fuggito in Palermo; ma nel momento in cui essi ripartivano, si spargeva voce
che la stessa fermentazione era in Palermo steso, e che Ferdinando e la
famiglia si eran di nuovo imbarcati. Quello che altre notizie assicuran di certo, e , che
abbiano rimbarcati i tesori. Si assicura altresì che oltre tutt' i corteggiani
che avevano obbligati a seguirli, avesser posti in arresto i due degni
Magistrati Chinigò e Ferreri, partiti recentemente da qui nei giorni della popolar
anarchia, e rei innanzi quell'esecrando governo per aver colla loro integrità e
coraggio nell'ultimo giudizio de' pretesi rei di stato, trattenuto in parte i
furori di lui, senz'averli potuti tutti impedire, attesa la debolezza di alcuni
de' loro colleghi, e la nota infamia degli altri. Magistrati rispettabilissimi,
e la cui lode non avrebbe pari, se uguale con loro non l'avessero altresì gli
altri nostri magistrati e concittadini. Pirelli, Villa Rosa, e Paternò,
avvocati de' pretesi rei in quel giudizio.
Il nostro Governo occupandosi particolarmente in
sollevare le vedove, e gli orfani militari per mezzo del suo Comitato ha
diretta la seguente lettera'al nostro arcivescovo.
Comitato Militare.
Cittadino Arcivescovo
Il Governo provvisorio si occupa di un aumento di
sussistenza per le Vedove, e per gli Orfani Militari. Cotesto soccorso sarà
proporzionato al numero de' figli, che tiene realmente ciascuna a carico di
sussistenza; e su la sola testimonianza che ne sarà resa da' Parrochi de'
respettivi Quartieri. Taluno fa temere un disordine dei falsi attestati, che
potrebbero mischiarsi co' veri; ma il Comitato Militare non si sa prestare a
questa suggestione, che perverte tutte le idee della loro istituzione,
opponendo alla santità de' precetti la perfidia delle opere; ed all'Uffizio de'
Pastori quello de' Lupi. Nulladimeno per non trascurar cosa alla felice
riuscita di un beneficio, che tende a riparare la desolazione crudele, che un
regime mostruoso ha buttato sulla classe più compassionevole dello Stato;
v'invita o Cittadino Arcivescovo ad interporre la carità dei Santo vostro
Ministero per ottenere, che un'Opera tanto salutare non travii, né si avviluppi
nella rettitudine della sua esecuzione; e che al momento facciate sentire a'
Parrochi tutti della Chiesa che governate, la necessità somma di cautelarsi
contro le insidie, che forse il bisogno stesso può far tramare alle Vedove
ricorrenti: chiamando essi soli risponsabili unicamente, ed esclusivamente per
qualunque falsità potess'essere proposta; e che Voi il primo, siete preparato
con tutta la fermezza di un Apostolo a colpire co' fulmini della Chiesa il
Parroco, che vi mancasse anche per sola inavvertenza, persuaso che il Governo
sarà per essere inesorabile contro qualunque de' trasgressori.
Nel passare che
farete a tal effetto i vostri inviti ai Parrochi, rimetteteli ben'anche ai
medesimi copia in istampa della presente lettera. Salute, e rispetto.
Manthoné Presidente.
Annunciammo nel passato foglio essersi aperta la nostra
sala Istruzione: ecco l'ordine del Governo per tale stabilimento.
Il Governo Provvisorio, in conseguenza della domanda
fatta da un grandissimo numero di Patrioti relativamente all'apertura di una
Sala d' Istruzione.
Considerando che nel principio di una rivoluzione le
associazioni Repubblicane diventano il mezzo con cui si forma lo spirito
publico, e servono ad accender nel petto di tutti i Cittadini il sagro fuoco
della Libertà, ordina quanto siegue.
Art. 1. I Patrioti del Comune di Napoli sono autorizzati
ad unirsi in una Sala d'Istruzione.
Art. 2. La Sala d'Istruzione si occuperà di spargere, e
di propagare i principi della rivoluzione Repubblicana, e della morale publica.
Nessuno si permetterà di parlare degli oggetti di Religione, non essendo
suscettibili discussione.
Art. 3. Tùtti i Patriotti, che hanno facilità di mezzi
relativi alla cognizione delle persone, e degli abusi, sono invitati di far
passare al Governo queste notizie; ma nessuno può permettersi alcuna
discussione, che possa inasprire le passioni, d'accusar le persone.
Art. 4. La Sala sarà retta da un Invigilatore: Non potrà
fare alcuna petizione collettiva: tutti
presteranno il giuramento di osservare il presente regolamento.
Napoli li 19.
Piovoso anno 7. della Libertà (7. Febbrajo 1799 v.s. )
Laubert
Presidente = Jullien Segr.
gener.
Championnet.
Riportiamo per intero la promessa legge della ripartizione
del territorio della nostra Repubblica. Siccome poi non è per anche uscita la
distribuzione di tutti i Ripartimenti, ma soltanto di alcuni; attenderemo a
recate la distribuzione in Cantoni nel futuro foglio, quando potrem darla di
tutti.
Legge concernente la divisione del territorio
della Republica Napolitana.
Art. 1. Vi saranno undici dipartimenti nella parte
continentale della Repubblica Napoletana, cioè:
1. Il dipartimento della Pescarai
2. Il dipartimento del Garigliano.
3. Il dipartimento del Voltumo.
4. Il dipartimento del Monte Vesuvio.
5. Il dipartimento del Sangro.
6. Il dipartimento dell'Ofanto.
7. Il dipartimento del Selo.
8. Il dipartimento dell'Idro.
9. Il dipartimento del Bradano.
10. Il dipartimento del Crati.
11. Il dipartimento della Sagra.
Art. 2. Aquila è il Capo luogo del dipartimento della
Pescara; San Germano di quello del Garigliano; Capua di quello del Volturno;
Napoli di quello del Monte Vesuvio; Lanciano di quello del Sangro; Foggia di
quello dell'Ofanto; Salerno di quello del Selo; Catanzaro di quello della
Sagra; Cosenza di quello del Crati; Lecce di quello dell'Idro; e Matera di
quello del Bradano.
Art. 3. Il dipartimento della Pescara confina a Levante
col Mar adriatico, al settentrione ed al ponente colla Repubblica Romana, ed al
mezzo giomo colla riviera del foro e colla sommità delle montagne dette Monte
Majella, forca Bovalina, forca Leonarda, forca di Coccia, forca di Palena,
forca di Sant'Antonio, Monte Carraccio, Monte Trichio, e Monte Lampallo.
Art. 4. Il dipartimento del Garigliano confina al
settentrione colla sommità delle montagne dette Monte Accanito, Monte Ortasio,
Monte Sele, Monte d'Ezo, Monte Zanipro, Monte Rofano, Monte Biserno, Monte
Caprari; al Levante colla riviera di Cosano e col Volturno, al mezzo giorno col
mare mediterraneo, ed al Ponente colla Repubblica Romana.
Art. 5. Il dipartimento dei Monte Vesuvio confina al
settentrione territorj di Marano, Alzano, Casoria, la Volle; al levante, con
quel di Santa Maria dell'Arco, di
Somma e di Ottajano; al mezzo giorno colla riviera di Siano ed il mare, al
Ponente col mare mediterraneo.
Art. 6. Il
dipartimento dei Sangro confina al settentrione col mare adriatico, al Levante
colla sommità delle montagne dette Monte Liburno, Monte Corvino, Monte Falerno
e Monte Chilone, a mezzogiorno colla sommità delle montagne di Monte Gizzio,
Monte Bisano, Monte Verde, e col
dipartimento del Garigliano, al ponente col dipartimento della Pescara.
Art. 7. Il
dipartimento dell'Ofanto confina al levante coll'Ofanto e colla sommità delle
montagne di Monte grosso e del Lago Pesole, al
mezzo giorno ed al ponente colla sommità delle montagne di Monte Muro, Monte
Fondone, Monte Lucano, Monte del Pastagone, Monte Gulito, Monte Irpino, Monte
Rumolo, Monte Sabieta, al settentrione col mare adriatico.
Art. 8. Il
dipartimento del Volturno confina a ponente col mar mediterraneo, a mezzo
giorno colle sommità delle montagne di Monte Pastagone,
San Donato, Agnone, Sero e col dipartimento del Monte Vesuvio, a levante col
dipartimento dell'Ofanto, e al settentrione col dipartimento del Garigliano.
Art. 9. Il
dipartimento del Selo confina a mezzo giorno ed a ponente col mar mediterraneo,
a levante colla piccola riviera detta Obestino, e colle sommità delle montagne
dette Navarra, dell'Aquila, della Madalena, Rivezone, Caruso e Lago Pesole; a
mezzo giorno col dipartimento dell'Ofanto e del Volturno.
Art. 10. Il
dipartimento della Sagra confina a levante ed a mezzogiorno col golfo di
Squillace, a ponente col Faro di Messina ed il mare mediterraneo, al
settentrione colla sommità delle montagne del Calabrese, della Porcina, delli
Bovi, del Gigante, del Fumiero, forca di Paliatte, e la riviera del Nietto.
Art. 11. Il dipartimento del Crati confina a levante col
golfo di Taranto, a mezzo giorno col dipartimento della Sagra, a ponente col
mar mediterraneo, ed al settentrione col dipartimento del Selo e le sommità delle Montagne Sirino, delle Alpi, Melaziolo,
e la riviera d'Acri.
Art. 12. Il dipartimento dell'Idro confina al
settentrione ed a levante col mare di Otranto, a mezzo giorno col golfo di
Taranto, ed a ponente colla riviera del
Lietto, i laghi di Battaglia e Jaconi.
Art. 13. Il
dipartimento del Bradano confina a levante col dipartimento dell'Idro, a mezzo
giorno col golfo di Taranto ed il dipartimento dei Crati, a ponente coi
dipartimento del Selo e dell'Ofanto, ed al nord col mare di Otranto.
Art. 14. Il Comitato Centrale è incaricato dell'esecuzione
del presente decreto.
21. Piovoso, anno
I. Repubblicano.
Laubert = Championnet.
Si sta organizzando la nostra Truppa Nazionale, alla
quale son già arruolati 4 mila de' nostri più valorosi giovani. Il severo
scrutinio di patriotismo, che si adopera nella scelta, ritarda soltanto una più
pronta soscrizione. Ecco l'istruzione che la nostra Municipalità ne ha ricevuta
dal Comitato militare.
Il Comitato Militare.
Alla Municipalità della Comune di Napoli.
Cittadini
Il Comitato Centrale mi ha diretto il piano di
organizzazione della Guardia Nazionale di Napoli sanzionata dal Generale in
Capo dell'armata Francese, affine di procurare il più esatto, ed il più
sollecito adempimento; a tal effetto si trascrive a voi raccomandandovene la
esecuzione.,
Art. 1. La Guardia Nazionale della Comune di Napoli verrà
messa subito in attività.
Art. 2. La Guardia Nazionale sarà composta di 6. legioni;
ciascuna legione di due Battaglioni; ciascun Battaglione di 6. Compagnie,
ciascuna Compagnia di 4. Plotoni, e ciascun Plotone di 4. Sezioni.
Art. 3. La Sezione sarà composta di 8 uomini, e d'un
Caporale. Il Plotone formato da 32. uomini, e da 4. Caporali; sarà comandato da
un Tenente, che avrà seco un Sergente. Ciascuna Compagnia sarà formata di centoventotto
uomini, sedici caporali, quattro sergenti, quattro Tenenti, ed avrà inoltre un
Capitano per Comandante, un Sergente maggiore, ed un Ajutante maggiore
istruttore. Ciascun Battaglione formato di sei Compagnie avrà inoltre un Capo
di Battaglione, e ciascuna Legione un Capo di Legione, un Alfiere maggiore, e
sedici Sonatori di stromenti che formano la Banda del Corpo.
Art. 4. La Municipalità nominerà ogni giorno fuori del
suo Corpo ventiquattro Cittadini conosciuti pel loro attaccamento alla Repubblica, de' quali due per
ogni quartiere dei Comune, che formeranno la Commissione centrale di
organizzazione della Guardia Nazionale. Art.
5. Questa commissione di ventiquattro persone si riunirà il giorno dopo la sua
nomina in un luogo destinato dalla Municipalità, e sceglierà nella stessa
seduta, e colla maggioranza assoluta de' voti, se Capi di Legioni, e dodici
Capi' di Battaglione al servizio publico, de' quali
uno di ciascun quartiere, a' quali saranno spediti degli ordini provvisorj per
esser in seguito presentati all'approvazione della Municipalità, e da questa
al Comitato Militare, e dal Comitato Centrale di esecuzione, che dovranno
sanzionare definitivamente, tutte le nomine.
Art. 6. I sei Capi di Legione, i dodici Capi di
Battaglione sceglieranno tra' ventiquattro individui, ch'eseguiranno questa
elezione sei Capitani de' loro Quartieri rispettivi per le sei Compagnie, che
ciascun Quartiere dovrà fornire; e ciascuno de' sei Capitani di ogni Quartiere
nominerà in seguito quattro Tenenti, e di concerto con essi nominerà il suo
Portabandiere, il suo Sergente maggiore, il suo Ajutante Maggiore istruttore, i
suoi quattro Sergenti, ed il suo Tamburo. Questi nomineranno di seguito sedici
Caporali della Compagnia, e si riuniranno a questi per scegliere di concerto i
membri necessarj per completarla, conforme l'articolo 3. nella Ronda di ciascun
Quartiere, che sarà effettuita per ogni Compagnia. Tutte queste scelte non
cadranno che sù di persone oneste, ed attaccate al Governo repubblicano, e sù i
cittadini dell'età di sedici anni fino a 50.
Art. 7. Ogni Capo di Legione nominerà il suo Alfiere
maggiore,e formerà la sua Banda.
Art. 8. Le sei Compagnie di ciascun Quartiere una volta
formate nel modo di sopra descritto, e colla dilazione di tre giorni dopo le nomine
de' Capitani, la lista di tutti i Cittadini, che saranna scelti come Se degni
di ricever l'armi, che loro confiderà la Patria, sarà presentata da ciascun de' Capi di Battaglioni
all'approvazione della Commissione creata come nell'Articolo 4. la quale avrà
specialmente l'incarico di vegliare che
niun uomo pericoloso, e partigiano del passato governo divenga parte della
Guardia Nazionale Repubblicana.
Art. 9. La Municipalità nominerà sulla presentazione
della Commissione Centrale, e col l'approvazione del Comitato Militare, e dei Comitato Centrale di esecuzione, un Comandante
Generale della Guardia Nazionale, che avrà il grado di Generale di divisione,
due Generali di Brigata, e quattro Ajutanti Generali.
Art 10. Quando la Guardia Nazionale sarà definitivamente
organizzata secondo le disposizioni stabilite nell'art. Precedente, ciascun
Capitan munito dell'ordine dei suo Capo di Battaglione, col visto buono della
Municipalità, presenterà al forte più vicino dei suo Quartiere, gli uomini
della sua Compagnia, per far loro distribuire un fucile di munizione per
ciascuno, e de' quali formeranno la recezione sopra un registro nominato a
questo affetto.
Art. 11. La Guardia Nazionale sarà specialmente
incaricata della polizia della Città, di mantenere la tranquillità, la
sicurezza delle persone, e delle proprietà, di guardare gli edificj, pubblici,
e le autorità costituite, alle dimande delle quali per la esecuzione delle
leggi, essa dovrà sempre ubbidire.
Art. 12. Si sceglieranno ventiquattro posti ne'
differenti quartieri del Comune di Napoli per istabilirvi altrettanti Corpi di
Guardia, ove le differenti Compagnie faranno, secondo il lor torno, il
servizio. Ne' quartieri ove si trovano de' Palazzi Nazionali, e tra gli altri
quei del Governo, e della Municipalità, i corpi di Guardia saranno quivi
piantati.
Art. 13. Ciascun membro della Guardia Nazionale monterà
la sua Guardia in persona sotto pena di una ammenda di sessanta ducati, dopo il
biglietto d'invito, che gl'invierà il Sargente Maggiore della Compagniá, che
terrà lo Stato nominativo di tutti gli uomini che lo compongono.
Art. 14. I differenti Uffiziali della Guardia Nazionale
sono tenuti sotto la loro responsabilità di far esercitare la loro Compagnia, e
di esercitarla a' movimenti in armi, ed all'evoluzioni Militari.
Art. 15. Il Comandante Generale passerà almeno una volta
al mese la rivista generale della Guardia Nazionale in presenza delle Autorità
costituite.
Art 16. L'uniforme, e 'l regolamento di servizio abituale
di polizia della Guardia Nazionale saranno determinate da un decreto
particolare.
Art. 17. Sarà creata una Cavalleria della Guardia
Nazionale, la formazione della quale sarà parimenti determinata da un Decreto
particolare.
Art. 18. La Municipalità sarà autorizzata, se le
circostanze l'esiggono, a proporre al Governo Provvisorio un piano di divisione
della Guardia Nazionale in Guardia Nazionale sedentaria, e Guardia Nazionaie
attiva. Quest'ultima sarà considerata come truppa di linea, ed assoldata nel
modo che verrà descritto.
Art, 19. Si determinerà da un Autorità particolare
l'organizzazione di una legione, che si chiamerà la Speranza della Patria, che sarà composta di giovenetti dagli
otto anni fino a' sedici, dovendo i Cittadini di una Repubblica accostumarsi
dalla più tenera età al mestiere delle Armi, per sapere un giorno difendere i
proprj dritti, e resistere alla tirannide dell'interno, o a qualunque
aggressione straniera.
Art. 20. Il
Comitato Militare incaricherà la Municipalità di mettere in attività, e
d'invigilare per l'esatta esecuzione di quanto si è prescritto per la Guardia
Nazionale. Salute, e fratellanza.
Manthonè Presidente.
In punto ci giunge notizia, che le due Comuni
di Spinazzola e Potenza si siano democratizzate per opera di quel pio e dotto Vescovo Andra Serrao, celebre per la sua opera de claris catechistis più
celebre per la persecuzione, che ne provò da' Papisti. Placidamente e con
unanime trasporto si son anche nella Calabria ultra democratizzate Catanzaro,
Sanseverino, e Viggiano. Nel venturo foglio daremo il dispaccio dall'infame
Castel Cicala in data dei 22. dello scorso gennajo mandato al Preside della
Citra, e che anche in punto di là ci perviene.
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