Num. 6 - 19 febbrajo 1799 |
Scritto da E.F.P. |
Mercoledì 17 Novembre 2010 22:43 |
PRIMODI'. VENTOSO
ANNO VII. DELLA LIBERTA';
I. DELLA REPUBBLICA NAPOLETANA UNA, ED INDIVISIBILE
(MARTEDI' 19. FEBBRAJO 1799)
Num. 6
Quasi
un augurio dell'annuncio che in breve darem a' nostri Lettori di essersi la
nostra sorella Sicilia purgata dalla presenza di Ferdinando, e compagni,
cominciam questo foglio dal promesso dispaccio di Castel Cicala al Preside di
Cosenza. Non fia male però con brevi tratti richiamar previamente a' nostri
Lettori, i fasti politico‑morali dell'autore. Il Cavallerotto Principe
Castel Cicala, datosi al foro per procacciar fortuna, mentre altro non era che
insulsissimo Rabula, nell'informar Acton per una causa forense, gli scoprì così
bene le sue disposizioni all'intrigo, ed alla servilità, che quegli lo adocchiò
subito e lo destinò sua spia alla Corte di Spagna, e perciò da portarvisi senza
pubblico carattere; ma quella Corte subodorato il soggetto, e l'oggetto della
missione, allegando non voler presso se persona non insignita di carattere
pubblico, ed insignita di questo, volerne altra di maggior splendore, rifiutò riceverlo,
ed eluse il disegno. Acton e Maria Carolina per consolar il Rabula, lo
destinaron allora Ministro plenipotenziario a Lisbona, dove tal saggio diè
subito di sua stravaganza, ed, impertinenza, e tanto vi si screditò, che per
toglierlo al comune dispregio dei Portoghesi, e dargli occasione di esercitare
la sola sua abilità, quella cioè d'intrigante, fu passato alla Corte di S.
James. Mentr'egli era colà, firmò Ferdinando il suo primo trattato colla
Francia, e per essa col costei Ministro Makau, ed il contrammiraglio la Touche,
ed in questo trattato, l'obbligo di spedir a Parigi a riconoscer la Convenzion,
e far seco lei le sue scuse degli officj passati contro di lei al Gabinetto di
S. James, (intrighi di Castel Cicala) ed alla Porta. Ricevette il Rabula
in Londra l'ordine di Ferdinando di andarvi, e l'ordine segreto di Maria
Carolina ed Acton di non andarvi: calcolò da accorto i mezzi alla sua fortuna,
ricusò di passar in Parigi: su questo rifiuto andò in lungo la missione, e
svanì. Ragioni politiche mossero Acton in quel frattempo a porre due Direttori
alle sue Segreterie di affari esteri, e guerra. Il servile Rabula accettò la
prima, cioè accettò di esser primo officiale e subalterno di Acton in quella
Segreteria, posto rifiutato dal più dignitoso Marchese del Gallo, ed in premio
della sua servilità, e quasi un dispetto a dei Gallo, fu allora insignito del
rubro cordone di S. Gennaro.
Entrato
nel posto, la stessa sua protettrice Maria Carolina lo chiamava il seccatore,
ma egli se le rendette caro non solo, ma necessarjssimo coi richiamarsi tutt'i
processi de' così detti presi di Stato, leggerli, rileggerli, scrutinarli,
postillarli, impararseli a memoria, e divenire spirito e mente di tutti,
gl'intrighi di persecuzione, e di spionaggio nazionale ed estero, portando
negli uni e negli altri tutta la versuzia di un Rabula, la viltà di un birro e
la stupida atrocità di uno sciocco ambizioso. Napoli, l'Italia, la Francia,
credo l'Europa tutta sanno il resto: divertiamoci col dispaccio.
Copia
& c.
Mi
comanda il Re di scrivere a V. S. Ill., che nelle attuali circostanze la M. S.
conta moltissimo nel di lei zelo, ed attaccamento alla Religione, ed allo
Stato. S. M. l'ha sempre conosciuto per officiale di onore, ed è persuasa la M.
S. ch'ella sarà per impiegare tutti i mezzi i più efficaci per animare cotesta
popolazione alla difesa contro il nemico, e per conservarla nella dovuta
fedeltà, e divozione verso l'augusto Monarca.
Il
Re non dubita della fedeltà della Calabria Citeriore, (è una delle
stupidità, no; un degli effetti della crassa presunzione, che Ferdinando ha di
se stesso, corrispondente alla sua crassa ignoranza, quella di tiranneggiar
sempre, e di credersi sempre amato), ma se mai vi si elevasse qualche mal
intenzionato, ella lo punisca militarmente, dandole a tal uopo le più estese
facoltà. Qualche testa scellerata ch'ella farà cadere, (Scellerato tu
stesso, le teste degli uomini son melaranci, o pera? se teste scellerate devono
farsi cadere, dunque la tua; ma no, schifosissimo ammasso di brutture, degno
de'concittadini dell'una, e dell'altra Sicilia è soltanto il soffondarti nel
lezzo) servirà d'argine, e di terrore a pochi mal intenzionati, e
tranquillerà, ed assicurerà i buoni, che sono in gran numero, (certamente, e
tutti contro di te). Faccia ella predicare gli Ecclesiastici i più probi,
ed i più zelanti, (han predicato; ed han predicato, e predicano la libertà
de'Popoli oppressi, e scarnificati), e faccia da essi inculcare a' Popoli
la invariabile costanza nella S. nostra Religione, e la inalterabile fermezza
della fedeltà dovuta al nostro amabilissimo Sovrano. (La Religione fulmina
te, ed i tuoi simili, essa comanda che gli uomini rientrino ne' loro diritti,
l'inalterabil fermezza di ciascun uomo in sostenerli, la fedeltà da tutti
dovuta alla patria). Proccuri Ella in tutti i modi la tranquillità della
Provincia, ed avendo cosa da proporre, lo faccia subito, rappresentandolo a S.
M. ed anche al Duca della Salandra (che mesci tu quì un uomo da bene e di
onore, con te stesso?) o a chi per il medesimo in suo nome dalla M. S sarà
stabilito alla testa della Regia armata, che cuopre la Calabria, (né anche
una regia mosca, salvo le regie spie).
Bisognandole
qualche denaro per la difesa della Provincia, e permantenere la interna
tranquillità (Le due non provincie, ma dipartimenti l'han mantenuta, la
mantengono a se stessi, e anderan di breve a procacciarla a' confratelli della
Sicilia, purgandola da te subalterno, dal tuo despota Ferdinando, da' tuoi Capi‑despoti
Acton e Maria Carolina), S. M. autorizza V. S. Ill. a prenderlo da' regj
Percettori, e Tesorieri di C.C.; ma lo faccia Ella con molta economia, giacché
le Regie Casse debbono servire al mantenimento della Regia Armata. V. S. Ill.
manderà qua in Palermo a S. M. tutte le possibili notizie tanto di cotesta
Provincia, che delle altre dei Regno le quali avrà e ne dirigerà i pieghi al
Tenente Generale Danero in Messina che avrà cura di farli quì pervenire.
Avviserà
ogni cosa, che possa interessare la Calabria ulteriore a quel Preside Winspear
= Palazzo 22. Gennaro 1799. = Al Preside di Cosenza. Il Principe di Castel
Cicala.
E'
il 22 epoca climaterica per Ferdinando: ai 22 Novembre marciò per Roma, ai 22
Decembre s'imbarcò per fuggir da Napoli; ai 22 gennajo manda il dispaccio alle
Calabrie (già entrava l'armata Francese ne' sobborghi di Napoli); a 22 Febrajo
il sentiremo fuggito dalla Sicilia: portano di fatti le recenti notizie
pervenute di colà, ch'ei stava per imbarcarsi. Odano intanto i nostri Lettori
l'effetto di quel dispaccio. La Democrazia, quasi un bel raggio di luce, si è
in un istante diffusa sovra tutte le Calabrie. Dicemmo già di Cosenza, (patria
del nostro Rappresentante Bisceglia, e del celebre emigrato Francesco Saverio
Salfi, e tanto basta per creder ivi ben radicato lo spirito di libertà), e di
tutta quella Calabria Citra ed accennammo nel foglio passato la
democratizzazione di Catanzaro. Appena cotesta Città dette il segno, seguì
tutta la Calabria ultra. Ambe le Calabrie son già non solo democratiche, ma piene
di entusiasmo repubblicano. In Monteleone gli stessi Cittadini han posto a loro
conto taglia di più centinaia sopra un tal Fiore, emissario, che pretendeva
assoldar gente pel tiranno. In Cottala una rispettabile madre di famiglia,
Vittoria Pellegrini, superando gl'incommodi dell'avanzata età, e dell'inferma
salute, si è posta ella medesima alla testa del Popolo, ed è andata ad intuonar
il Tedeum per la proclamata Repubblica. Tutta quella valorosa gioventù, che
obbligata alla coscrizione militare, o aveva procurato sfuggirla, o aveva
abbandonato l'armata; tutta, e da per tutto ha cominciato a gridare, or
vogliam esser soldati per mostrar al tiranno, che lo vogliam esser non per lui,
ma contro di lui. In mezzo a cotesto generale trasporto, il Cardinal Ruffo,
i feudi della cui famiglia sono nelle Calabrie, o portando, o dicendo portare
diploma di Vicerè, se n'era passato colà per far genti ed armi, ma si crede di
certo arrestato già in Reggio; pur lo sia, o non lo sia, poco monta un brigante
qualche sia il color del suo Cappello, alle Calabrie tutte unite a sostener se
stesse, ed alla cui volta è già partito per la via di Salerno un buon corpo
francese, la cui prima divisione pernottò jeri in Castellammare.
Non
presenta, è vero, un quadro si lieto il totale della Puglia; pur la democrazia
si mantien ferma, e tranquilla in molte comuni: e Trani, Barletta, ed altre
comuni illuse, e sollevate la maggior parte da finti dispacci che gli assoldati
dal despota andava spacciando, come se emanati da lui già quì ritornato, si
calmano a misura, che il tempo va dissipando cotesto errore, e quelle
Popolazioni vari riconoscendo, o per meglio dire assicurando se stesse dal
timore delle vendette di Ferdinando. Son giunte al Governo deputazioni di molte
Comuni, non solo democratizzate, una dove il buon ordine non è stato affatto
turbato. Cennammo già di Potenza per opera di quel Vescovo. I Cittadini di
Spinazzola, mossi dal lor amore per la libertà, e per la Patria non solo di
unanime consenso han democratizzato se stessi, e si son creati la loro
Municipalità, ma han cooperato alla democratizzazione delle vicine Comunità di
Banzi, Genzani, ed Acquatetta. Lo stesso e prima fra tutte le Città della
Puglia piana ha fatto Cerignola, divenuta insieme l'asilo di tutti i patriotti
costretti a salvarsi dalle turbolenze di talune Comunità convicine. Il Governo
ad amendue queste Comunità, cosi benemerite della Patria, ha risposto con
energiche lettere piene di gioia, e di lode per le medesime, che per la
moltiplicità delle materie ne spiace non poter inserire. Ai 7. ha innalzato
Foggia l'albero della Libertà.
In
questa settimana abbiam avuto in fine la posta di Abruzzo. Tutte le notizie
concordano a mostrar che in Chieti non vi è stato moto alcuno, anzi i bravi
Chietini, chiusa la Città han respinto gli assassini del circondario. I
movimenti maggiori sono stati nella Provincia dell'Aquila, Città della quale
non si hanno ancora notizie, ed intorno a cui debaccava Cipicchia; e ne'
contorni di Sulmona, dove il Proni alla testa di una massa di galeoti, e di
altra gente consimile era entrato in varie Comuni vi aveva saccheggiate le Case
de' Patrioti, e portatisi in arresto alcuni Cittadini al suo quartier
d'Introdacqua, cui dava il nome di ' suo quartier Generale; e fra gli altri
aveva arrestato il vecchio padre, ed il zio del noto patriota, e martire della
rivoluzione Stanisiao Melchiorre. Gli arrestati eran però detenuti senza
sevizia, e la massa si andava di giorno in giorno diminuendo.
Invitiamo
quì il nostro filosofico Governo ed i nostri Concittadini ad una riflessione.
Grand'è il delitto di tal'insurgenti, nell'insorgere, nel saccheggiare le case
de' patrioti, attentar sulle persone della Municipalità, e portarle in arresto:
poteva però esser più grande, potevano trucidarle. Or dev'esser un principio di
giustizia legislativa ed amministrativa, di tener conto a' rei di ogni
atrocità, che potevano e non hanno commessa; perché giova alla società che
anche in mezzo al delitto il reo si trattenga, e non commetta l'ultimo eccesso;
il reo mostra così, o che tutto non sia spento in lui un interno sentimento di
umanità, o che è frenato da salubre timore; e nell'uno, e nell'altro caso
mostra facilità o almeno disposizione al regresso. Se dunque la legge ha per
iscopo di migliorar ciascun uomo, e per quanto è possibile diminuire le
atrocità particolari, e se la giustizia amministrativa dev'esser sollecita più
di salvar i Cittadini col prevenir il delitto, o gli ultimi eccessi del
delitto, che di vendicarli, comandano la morale, la ragione, l'utilità de' Cittadini
medesimi, che si opponga gran differenza, fra Proni, che saccheggia, arresta,
ma preserva la vita ai Cittadini, e coloro che gli han trucidati, o gli
trucidassero.
Fratanto
in questo generale pericolo de' Patrioti, molti zelanti cittadini ci hanno
invitati ad esporre il loro voto per una legge, colla quale ponendo sotto la
particolare salva guardia di essa le persone, e di beni de' patrioti, si
accordasse loro il rinfranco de' danni che ricevono su beni di coloro che lo
producono o lo cagionano, e venissero le loro persone assicurate vita per vita
da chiunque attentasse contro di loro. Siccome in alcune ex‑provincie
molte erano le gare, e gelosie di famiglia; gare, e gelosie, che forse han pur
influito, o influiscono nei torbidi avvenuti in alcune comuni, credono i
Cittadini, che una siffatta legge sarebbe ottimo insieme rimedio, e
preservativo.
Domenica
fu innalzato l'albero della libertà prima nella Conciaria, poscia nel Mercato a
spese di quei Capo‑lazzari. Il General Championnet a cavallo col suo
stato maggiore, ed una deputazione del nostro Governo si portò ad assister
all'uno, ed all'altro. Al mercato si trovò per loro innalzato sontuoso palco;
dove però indistintamente salì gran turba di cittadini. La gran piazza, i
vicoli, che vi spuntano, tutti i balconi, finestre, terrazze, che vi
riguardono, erano zeppi di gíojosa moltitudine di ogni età, e di ogni sesso.
Una scelta orchestra rallegrò la funzione, ed il presid. Laubert con bella
popolar arringa rammentò al Popolo il suo Massaniello, e spiegogli, come la
presente rivoluzione altro non è, che quello stesso che far volle, e pe'
tradimenti della Tirannia non potè eseguire Massaniello. Scelti vini forestieri
e dolci erano in terra a piedi dell'albero. Altri furono copiosamente
dispensati nel palco. Al Generale fu presentato un canestro di colombi, de'
quali uno con uno scritto di ringraziamento della assicurata libertà; il
Generale facendo dispensar gli altri, ritenne, e conservò per sé quello solo. I
Lazzari gli chiesero la grazia del suono delle Campane, egli la fe sperare da
quì ad altro poco di tempo, e per allora diè il permesso, che, a ravvivare la
festa suonasse quella del Carmine loro Chiesa parrocchiale; ma il parroco
ricevendone l'ordine verbale da' Lazzari, e non per iscritto, ricusò di farlo.
Intanto i Lazzari ne' trasporti della loro gioia si dimenticarono le campane ed
il suono di queste, ed accompagnarono a migliaja alla propria abitazione in
faccia al palazzo Nazionale esso Generale, che ad accrescer il giubilo, e la
sontuosità della festa, fece loro gettare non piccola quantità di monete. Già
prima di partir dal Mercato, quei di porta Capuana avevano fatto invito per
assister all'innalzamento, ch'essi faranno dell'albero giovedì, o domenica
prossima, ed a simile funzione si stanno ora preparando i Luciani.
Una deputazione di ecclesiastici si è
presentata giorni indietro a ringraziar il Generale Championnet dell'
acquistata libertà della Patria, ed a prestar omaggio a questa nella persona
de' suoi Rappresentanti. Se gli altri Popoli, e la stessa Francia nel
procacciarsi la libertà han trovato un ostacolo nei falsi principj, e nelle
private passioni dei loro Clero, siccome ne risuonano i loro pubblici fogli,
dobbiam noi felicitarne, e gloriarne del nostro.
Il
passato Governo riuscì è vero, ad illuder i Popoli col ministero di alcuni
ecclesiastici; ma la Corte opprimeva, e riduceva al silenzio i buoni, de' quali
si contano anche molti martiri nel clero così regolare, che secolare, e faceva
solo parlar ed agire i pochi caltivi, ma questi scompariscono nella Repubblica
in faccia alla gran massa de' buoni. Non vi è fra loro, chi non abbia da lungo
tempo intimata guerra a' pregiudizj papisti, chi non senta che la prima carità
è quella della patria, ed il Sacerdozio lungi dal disgiungerlo, lo collega più
intimamente con questa; che il dover di Sacerdote l'obbliga più intimamente a
dar egli l'esempio di fedeltà, e di obbedienza alle patrie leggi, e che la
fratellanza imposta dal Vangelo è la fratellanza, e l'uguaglianza che impone la
Repubblica; in una parola è la vera dernocrazia. Intanto il nostro Governo per
la più sollecita istruzione de' Popoli ha trai più dotti ecclesiastici scelto a
tale oggetto una commessione colla seguente enciclica.
GOVERNO PROVVISORIO
Comitato dell'Amministrazione interna Nap. il dì 26.
piovoso ann. 7. della libertà 14. Feb. 1799. v. s.
Il
Governo provvisorio considerando, che un popolo, il quale passa in un tratto
dalla schiavitù alla libertà, non possa dirsi compitamente rinato ad uno stato
così felice, se istruzioni uniformi di dura morale, e di vero patriottismo non
formino ugualmente in tutti gli Individui lo spirito, e 'l costume pubblico,
vero sostegno delle buone leggi; è venuto a disporre, che questo Comitato
dell'Interno formi una commissione di sei ecclesiastici per costumi, e per
dottrina riputati, i quali dovranno dirigere le predicazioni, ed istruzioni,
che debba fare il Clero secolare, e regolare; dovranno formare nel più breve
termine un Catechismo di morale all'intelligenza di tutto il Popolo,
presentarlo a questo Comitato per l'approvazione; e quindi farlo insegnare in
tutti i luoghi, invigilando sulla condotta degli Ecclesiastici per l'esatto
adempimento di tali oggetti di pubblica Istruzione, e con l'intelligenza
dell'ordinario locale, il quale dovrà significare il voto della commissione, e
sospendere le persone poco abili dall'esercizio di tali funzioni. Questo
comitato eligge voi Cittadino N per uno de' membri della commissione,
conoscendovi fornito di tutte le qualità necessarie. Salute, e fratellanza.
Baffi Presid. = Ciaja Gius. Seg.
Sono
nominati Bernardo La Torre Vescovo di Lettere e Gragnano.
Aniello
d'Eloise, Parroco di S. Maria d'ognibene.
Michele
Passaro.
Gennaro
Cestari, fratello del Rappresentante Cestari, ed autore della dotta opera il
vero Spirito della Chiesa sulla Giurisdizione de' Vescovi.
Marcello
Scotto, ed il Cattedratico Vincenzo Troisi.
Son
già quì giunte lettere per l'ammiraglio, e varj Uffiziali della squadra
Francese uscita da Tolone; stiam dunque in attenzione di detta squadra.
Il
già Cavalier Ramette incaricato di Ferdinando in Roma, e che ritornato quì, gli
era riuscito di sorprendere persona che sorprese a vicenda la scrupolosa
oculatezza del Generale Championnet, e ne conseguì passaporto per ritornarvi è
stato colà arrestato da quel governo. tostoché informato della sua dimora.
Jeri
si tenne dal nostro Governo la prima sessione pubblica.
Fu
prima accordata la parola al Deputato di Catanzaro, che annunciò la seguita
democratizzazione di quella Città, e di tutta quella Provincia ultra. Indi il
Rappresentante Albanese propose l'abolizione della feudalità, e
di tutti i diritti feudali in tutta la superficie della Repubblica e ne lesse
il piano comune a lui, ed al Rappresentante Forges. Il Rappresentante Pagano
lesse altro piano, in cui conveniva dell'abolizione generale di tutti i diritti
feudali, ma ammetteva qualche modificazione per quelli delle decime, e del
terratico; diritti ch'ei supponeva derivati da privato contratto tra '1
feudatario, e le Università. Dopo varie mozioni, e varie rischiarative
riflessioni fatte dal Rappresentante Cestari, la mozione fu aggiornata a lunedì
venturo. Oggi finita la presidenza del Rappresentante Laubert, vi è stato
nominato il Rappresentante Ignazio Ciaja.
Domenica
sera nell'Istituto Nazionale il Cittadino Troise apri la sala con una mozione
d'ordine, cioè proponendo se l'Invigilatore dovesse durar una, o due decadi: fu
deciso, che una. Indi il Rappresentante Pagano lesse dotta memoria, mostrando
che non avremmo potuto dirci pienamente liberi, finché l'amor della libertà non
avesse estinto in noi l'egoismo, e purgato l'animo da tutte le vili passioni,
che ne derivano.
Fu
fatta la mozione perché coloro i quali con teatro portatile di burattini vari
divertendo il minuto popolo per le piazze, faccian anche da questi trattar
soggetti democratici; e quei cantastorie, che similmente per le piazze cantan
favole di Rinaldo ed Orlando cantino delle istruttive canzoni Napoletane. La
mozione fu approvata, e fatta nota di varj soggetti, cui dar l'incarico di tali
canzoni. Possiamo annunciarne una assai bella fatta preventivamente a questa
mozione, dal Cittadino Sergio Fasano, ch'è l'autore della da noi lodata
allocuzione in lingua napoletana firmata l'amico dell'ommo, e de lo patriota, e
della quale parlammo nel num. 3.
Questa
mane è uscita in corso una nostra fregata con varj altri piccoli legni per
protegger il commercio delle nostre coste. Nella lettera Officiale in cui il
General Championnet annunciava la guerra dichiarata da Barbareschi alla Francia
, si faceva menzione di altra dal giorno precedente; in cui sollecitava fossero
poste in cantiero un vascello, e due fregate. Crediamo far cosa grata ai nostri
lettori col quì soggiungeria.
Chiampionnet Generale in Capo al Governo Provvisorio
della Repubblica Napoletana.
Io
vengo, Cittadini, a mettere in attività il vostro zelo, ed a provocare un gran
contrassegno della riconoscenza, che deve animarvi verso la Repubblica
Francese: è questo d'impiegare ogni vostra cura, e posto da banda qualunque
affare, mettere in attività i travagli dei Cantiere, e della Marina, per
costruirvi subito un Vascello di linea, di cui il ponte sia proporzionato al
fondo dell'acqua dei Porto di Napoli, e due Fregate, per conto della Repubblica
Francese. Io ho determinato inoltre, che il Vascello di linea porti il nome di
Armata di Napoli, le due fregate una porterà il nome di Partenope, e l'altra la
Riconoscenza. Gli Arsenali, i magazzini della Marina per lo innanzi Reale,
forniranno abbondantemente de' materiali, le foreste Nazionali suppliranno al
bisogno del legname; voi siete autorizzati ad ordinare qualunque taglio
necessario, io v'investo in questo affare di tutta la mia autorità, con
rendermi conto regolarmente delle vostre operazioni: se qualche autorità
rivale, che non potrebbe essere altrimenti animata, che da uno spirito
d'opposizione agl'interessi delle due Repubbliche, si opponesse all'esecuzione
del mio ordine, io v'insinuo di non avere alcun riguardo, e di denunziarmi i
cattivi Cittadini, de' quali farò terribil esempio: se sarà necessario di
penetrare ne' magazzini, a' quali sono stati apposti i suggelli, per avere
degli oggetti di costruzione, indirizzatevi al Capo dello Stato Maggiore
dell'Annata, che darà ordine ad un Uffiziale di unirsi alle persone, che voi
destinerete per procurare di togliere i suggelli, e per estrarne i materiali
necessarj, de' quali vi sarà bisogno; ogn'individuo, che si opporrà
all'esecuzione del mio ordine, sarà complice de' nemici della Francia, e
giudicato come tale da un Consiglio di Guerra.
Tutte
le spese, che voi farete per la costruzione di questi tre Bastimenti, saranno
calcolate nella contribuzione. lo m'impegno ancora con voi di farvi un
imprestito sopra ogni pagamento, che voi farete nella cassa del pagatore
dell'Armata, per mettervi al caso di secondare le mie vedute, che non tendono,
che al l'accrescimento della Marina Nazionale, e Francese, la quale spero dovrà
un giorno combinare le sue forze con quelle di tutti i popoli liberi, tra'
quali voi figurerete onorevolmente, per distruggere affatto la potenza di quei
nemici dell'umanità, fieri e crudeli, autori di tutti i delitti, e di tutte le
calamità, che desolano l'Universo da otto anni in qua; per dirvelo in una parola
del tirannico Governo inglese.
Io
mi lusingo, Cittadini, che voi vi occupererete seriamente, e prontamente di
questi oggetti importanti, e che mi darete parte delle misure, che avrete
adottate per l'esecuzione di una domanda, della quale è inutile provarvene
l'urgenza.
La
costruzione del Vascello, e delle due Fregate non si oppone affatto al progetto
della costruzione delle Scialuppe cannoniere per la sicurezza del porto, e
delle coste; al contrario v'invito ad occuparvene senza alcun ritardo.
Salute, e Fratellanza. Championnet.
Non essendo ancor uscita la distribuzione del Dipartimento del Vesuvio,
diamo intanto le altre.
Dipartimento della Pescara.
Il Dipartimento della Pescara è diviso
in 16. Cantoni.
I
capi luoghi de' sedici Cantoni del Dipartimento della Pescara sono, 1.
Civitella del Tronto, 2. Teramo, 3. Atri, 4. Chieti, 5. Amatrice, 6. Civita di
Penna, 7. Ofena, 8. Sulmona, 9. Leonessa, 10. Introdoco, 11. Aquila, 12.
Popoli, 13. Celano, 14. la Scurgola, 15. Carsoli, 16 e Taglia-cozzo.
Dipartimento del Garigliano.
Il
dipartimento del Garigliano è diviso in quindici Cantoni, cioè 1. Sora, 2.
Arpino, 3. Atino, 4. S. Germano, 5. Fondi, 6. Gaeta, 7. Roccaguglielmo, 8.
Sessa, 9. Teano, 10. Cajazzo, 11 Pietra Veranno. 12. Piedimonti, 13. Isernia, 14.
Venafro, 15 e Torra.
Dipartimento del Volturno.
Il
Dipartimento di Volturno è diviso in diciotto cantoni, cioè: 1. Capua, 2.
Aversa, 3. Marano, 4. Acerra, 5. Nola, 6. Sarno, 7. Avella. 8. Arienzo, 9.
Montesarchio, 10. Cerreto, 1 l. Castel Pagano, 12. Castel Franco, 13.
Montefusco, 14. Ariano, 15. Mirabella, 16. Bagnagli 17. Avellino, 18.
Maddaloni.
Dipartimento del Sangro.
Il
dipartimento del Sangro è composto di sedici Cantoni, cioè: 1. Lanciano, 2.
Ortona, 3. Palena, 4. Alitta, 5. Pesco costanzo, 6. Castel di Sangro, 7.
Agnone, 8. Barranello, 9. Campobasso, 10. la Riccia, 11. Trivento, 12. Larino,
13. Termoli, 14. Serra Capriola, 15. Dragonara, 16. il Vasto.
Dipartimento dell'Ofanto
Il
dipartimento dell'Ofanto è composto di quattordici cantoni, cioè: l. Foggia, 2.
Manfredonia, 3. Monte S. Angelo, 4. Vico, 5. S. Marco in Lamis, 6. S. Severo,
7. Lucera, 8. Troja, 9. Ascoli, 10. Besaccia, 11. Pisco pagano, 12. Melfi, 13.
Minervino, 14. La Cirignola.
Dipartimento del Sele.
Il
dipartimento del Sele è composto da tredici Cantoni, cioè: 1. Salerno, 2.
Castellammare, 3. Nocera de' Pagani, 4. Corvino, 5. Contursi, 6. Muro, 7.
Avigliano, 8. La Sala, 9. Vibonati, 10. Pisciotta, 11. Sicignano, 12. Campagna,
13. Castelnuovo.
Dipartimento dell'Idro.
Il
dipartimento dell'Idro è composto di quattordici Cantoni, cioè: 1. Giovenazzo,
2. Bari, 3. Mola, 4. Monopoli, 5. Ostuni, 6. Brindisi, 7. Lecce, 8. Otranto, 9.
Casarano, 10. Nardò, Il. Grottaglie, 12. Taranto, 13. Massafra, 14. Martina.
Dipartimento del Bradano.
Il
Dipartimento del Bradano è composto da' dodici Cantoni, cioè: 1. Matera, 2.
Altamura, 3. Molfetta, 4. Bisceglia, 5. Trani, 6. Barletta, 7. Montepoloso, 8.
Potenza, 9. Marsico Nuovo, 10. Monte Muro, 11. Stigliano, e 12. Pisticcio.
Dipartimento del Crati.
Il
dipartimento del Crati è composto di dieci Cantoni, cioè: 1. Cosenza, 2.
Corigliano, 3. Ciro, 4. Acri, 5. Castrovillari, 6. Tursi, 7. Castel Sarracino,
8. Lauria, 9. Belvedere, 10. Belmonte.
Dipartimento della Sagra.
Il
dipartimento della Sagra è composto di dieci Cantoni, cioè: 1. Catanzaro, 2.
Cotrone, 3. Nicastro, 4. Monteleone, 5. Tropea, 6. Seminara, 7. Reggio, 8.
Bova, 9. la Roccella, 10. Satriano.
Con
legge de' 25. Piovoso il Governo Provvisorio ha ordinato.
1. Che tutti coloro, i quali hanno un carattere Diplomatico, sian Ministri,
Consoli, Viceconsoli, ed Agenti di Potenze belligeranti colla Francia, debbono
fra lo spazio di giorni otto dalla publicazione della presente legge, uscire
dal Territorio della Repubblica Napoletana, e in caso che non eseguiranno ciò
che loro viene imposto, il Govern Provvisorio darà tutte le convenevoli
disposizioni, ch'esige il dritto delle Genti, e la pubblica sicurezza, eccetto
coloro, i quali sono Napoletani, e sono investiti di così fatto carattere, purché
rinuncianoali detto impiego, e rimangono come semplici Cittadini.
2. Che tutti gli stranieri, i quali non siano muniti di una carta di
sicurezza spedita loro dal Comitato di Polizia Generale sull'attestato di due riconosciuti, e virtuosi Cittadini,
debbano fra lo spazio di cinque giorni dalla pubblicazione di questa legge
uscire dal Territorio della Repubblica; e quelli, che non avranno ubbidito,
saranno immediatamente arrestati, e posti in carcere.
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