DALL’ENTUSIAMO PER DE MAGISTRIS SINDACO ALL’AZIONE PER UNA NAPOLI CAPITALE EUROPEA |
Scritto da Giancarlo Nobile |
Martedì 31 Maggio 2011 21:15 |
Grande è stato l’entusiasmo per l’elezione di Luigi DeMagistris a Sindaco di Napoli, una vittoria che ha sbaragliato i vecchi apparati partitici che hanno condotto questa città alla palude attuale. Si è parlato di Rivoluzione ricordando la Repubblica Napoletana del 1799, e di fatto chi ha portato avanti con convinzione questa candidatura sono stati centri che a quella Rivoluzione si rifanno idealmente come l’Istituto Italiano di Studi Filosofici, Napoli ’99, l’Assise di Palazzo Marigliano, il Comitato Piero Gobetti, Giustizia e Libertà. Ma quella Rivoluzione fu inghiottita dall’incultura e dal quella religiosità cattolico-animista vicina alle più torve forme di superstizione che albergava nella maggioranza assoluta della popolazione. Le cose nei secoli non sono cambiate di molto; questa è stata la storia di Napoli da quegli avvenimenti ad oggi, un cambiamento vigoroso subito ripreso dalla massa enorme di popolo che infetta tutto e degrada tutto con la sua mentalità medievale e una visione tribale dei rapporti di forza che non è mai tra persone ma tra gruppi o famiglie. Così fu riassorbito il vento dell’Unità d’Italia sulle orme di Garibaldi e le sue idee di libertà e democrazia, così è stato dopo l’ultima guerra , Napoli fu la prima città a auto liberarsi con quattro giornate di combattimenti contro i tedeschi, ma tutto fu subito riassorbito ed emerse e vinse i becero populismo di Achille Lauro e qui fu l’inizio della distruzione materiale della città con ‘le mani sulla città’ il decantato golfo fu selvagemente cementificato, e poi la lunga stagnazione affaristica democristiana, e poi un nuovo vento di ripresa con l’avvento della Giunta Valenzi ancora la speranza di ripresa di far diventare Napoli quella che doveva essere una grande città delle Democrazie Liberali europee, ma ancora una volta tutto fu di nuovo risucchiato nel malaffare e l’avvento degli affaristi craxiasiani richiuse Napoli ancora nella morsa e nel degrado fino ad un’altra scossa quella del 1993 con la prima consiliatura di Bassolino, si parlò di Rinascimento Napoletano, durò pochissimo, tutto ritornò come prima un palude affaristica e corruttiva invase la città, una città dominata dalla camorra.
Un breve excursus storico per guardare al passato come insegnamento, come monito per non commettere gli stessi errori, l’entusiasmo di oggi deve subito tradursi in un progetto per Napoli, un progetto che non deve cercare sempre mediazioni. E in questo progetti vi deve essere prima di tutto la riconversione di Napoli in città turistica, il turismo che, non dimetichiamolo, è oggi la prima industria del mondo.
Napoli è, sotto il suo degrado umano, ecologico, economico, strutturale, la terza vera capitale d’Europa con Londra e Parigi. In più di queste metropoli-capitali Napoli ha il centro storico più vasto del mondo e con lo spettro storico più ampio. Vi sono vestigia di tremila anni di storia dai Micenei agli Achei, dagli Etruschi ai Romani, dai Normanni agli Angioini e via elencando e sono tutte vestigia di altissimo livello. Basta renderli fruibili ed una piccola normalità nella gestione comunale che tali tesori riverbino in tutto il mondo.
Ma questa città in più di Londra e Parigi ha anche un ipertrofico ventre molle che occupa la maggior parte della popolazione. Il popolino vive ai margini estremi della civiltà europea. La violenta inurbazione degli ultimi anni hanno sconvolto anche il minimo comun denominatore rendendo questa popolazione ancor di più violenta e antisociali.
Con queste premesse il desiderio odierno di far tornare Napoli come è, capitale Europea, sarà inutile, le cose che abbiamo progettato verranno di nuovo risucchiate nel solito andazzo le strade ritorneranno ricolme di immondizia, micro e macro criminalità, disoccupazione e volgarità ne faranno da padrone.
Come far rinascere Napoli? Come dare sostanzialità a ciò che desideriamo e vogliamo fare? Come farlo durare nel tempo? Napoli ha bisogno di una grande rivoluzione culturale laica e democratica che riprenda i fili lacerati dell’evento rivoluzionario del 1799. Data in cui è iniziata la sua agonia.
Napoli fu con Parigi l’unica grande città a ribellarsi alle servitù medioevali, ma non seguì Parigi nella completezza della sua rivolta, quella napoletana fu distrutta dalla ‘vandea’ interna i sanfedisti che serrarono le fila il suo popolino incolto.
Ora abbiamo di nuovo spazio di manovra per poter agire, possiamo rialzare i simboli culturali di quella rivoluzione e i suoi messaggi. Primo fra tutti quello di non cadere in dogmatismo e ideologismo.
Che fare dunque?
Occorre lo sforzo di tutti, Giunta Comunale, Associazioni Culturali e cittadini affinché gli avvenimenti culturali non siano effimeri, che non siano chiusi nel loro momenti ma che siano motore primo di nuove realtà e visioni culturali. E che siano, essenzialmente, estesi a tutto il territorio cittadino
Occorre indirizzare un maggior numero di risorse finanziarie alla scuola per giungere al tempo pieno e alla scuola aperta per l’educazione permanente.
Occorre che alle scuole si affianchino le Associazioni Culturali affinché si possano superare le strettoi dei programmi scolastici e collegare gli alunni alle realtà sociali e urbane.
Occorre una vera riscoperta del libro come valore in sé. Il Comune con la collaborazione dei privati compri libri e li distribuisca alla popolazione - bastano i libri di uno o due euro – Lo slogan dovrebbe essere : ‘libri in ogni casa’
Occorre che il Comune di Napoli ad ogni matrimonio civile o religioso – etero o omosessuale - doni ad ogni nuova coppia la Costituzione della Repubblica Italiana con la prefazione del discorso di Piero Calamandrei ai giovani in cui si indicava la Costituzione come qualcosa da far vivere giorno per giorno
Occorre costruire biblioteche polifunzionali di quartieri che coinvolgono con attività intellettuali e ludiche tutta la popolazione. Questo è stato uno dei modi in cui a Bogotà è stato sconfitto il degrado, il centro della vita sociale sono diventate le biblioteche polifunzionali non più le parrocchie
Occorre violentare le zone dominate dall’incultura e quindi dalla camorra con centri policulturali gestite da operatori sociali e dalla stessa popolazione. Solo riappropriandosi del territorio, penso ai Quartieri Spagnoli, Forcella, Barra, San Giovanni a Teduccio e via elencando si può parlare di rivoluzione culturale al cuore del ventre molle.
Occorre partire dalla grande tradizione musicale napoletana con centri di musicologia e di insegnamento degli strumenti della tradizione napoletana e non. Penso al grande lavoro svolto dal maestro Abbado in sud America ove ha formato tante piccole orchestre tra i giovani strappandoli alla malavita. Ecco tante piccole orchestre di quartiere o di rione. Napoli può e deve essere la città della musica punto di riferimento per tutto il mondo. Troppo grande, ma degradata basta pensare ai tragici neomelodici, è la sua tradizione per non essere al centro di un grande progetto di rinascita
Occorre sprovincializzare la cultura aprendo all’afflusso di interventi internazionali. Come era nell’antica tradizione del settecento, Napoli era il centro culturale dell’Occidente.
Queste sono le cose da fare ora e subito
Solo così l’entusiasmo di questi giorni non finirà nel nulla.
Lo sforzo deve essere enorme per far diventare la plebe popolo e da popolo a cittadini dunque consapevoli di vivere in una società, in una interrelazione di persone e cose governate dalla legge.
Ma il discorso culturale investe anche il grande dramma della disoccupazione che crea invivibilità e che nutre la malavita. Chi ha fiducia nella cultura è capace di anticipare il futuro in tutti i sensi e sotto tutti i punti di vista. Nelle città ove si crede nella cultura e si investe per essa si ha la possibilità di un vivibilità migliore per tutti e una bassissima disoccupazione.
Rovesciando un luogo comune possiamo affermare che non è la ricchezza che produce cultura, ma è la cultura che produce ricchezza.
Il Comune di Napoli che ha problemi finanziari, si faccia mallevatore e catalizzatore affinché le Associazioni culturali si consorzino per la grande rinnovata rivoluzione laica e democratica napoletana
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