TV - Storico: Papa Francesco intervitato da Fazio a Che Tempo Che fa |
Scritto da Giovanni Di Cecca |
Domenica 06 Febbraio 2022 22:56 |
Se nel 1998 per i 20 anni di Pontificato Giovanni Paolo II (Santo poi dopo) e fu un fatto storico mai accaduto prima nella storia della Televisione. Papa Francesco, che di base che non è mai stato convenzionale (di fatto non dorme nei sacri palazzi, ma a Santa Marta) e di telefonate in giro per il mondo e per trasmissioni televisive ne ha dispensate, oggi ha fatto una di quelle cose che resteranno negli annali della TV: Fabio Fazio intervista il Papa.
Che Tempo Che Fa è stata la prima trasmissione della storia ad intervistare in diretta un Pontefice Fazio ha spaziato su molti aspetti dei problemi del mondo moderno «Grazie di questo incontro, mi piace tanto. Vedo tanta gente che sopporta cose brutte, quotidiane, che nella propria debolezza sopporta difficoltà familiari, economiche, chi non arriva a fine mese. Io non sopporto tanto, sopporto come tutta la gente. E non sono solo, c'è tanta gente che mi aiuta, tutta la Chiesa, gli impiegati accanto a me. Ho uomini e donne brave che mi aiutano, non sono un campione di peso che sopporta le cose, sopporto come quasi tutta la gente sopporta». Guerra Poi Francesco parla delle guerre: «Con un anno senza fare armi, si potrebbe dare da mangiare ed educazione a tutto il mondo, gratuitamente. Ma si pensa alle guerre, non alle persone. Le guerre producono quello che lei ha detto: bambini che muoiono al freddo, ma sono secondi attori. La prima cosa è la guerra, vediamo come si mobilitano le economie e cosa è più importante oggi: guerra ideologica, di potere, commerciale. La guerra è sempre distruzione. Portare avanti una famiglia, lavorare una terra, è costruire. Fare una guerra è distruggere, è una meccanica distruttiva». Migranti Sulla questione migranti: «Uso la parola lager, perché in Libia ci sono lager di trafficanti. Vedo i filmati di cosa vivono per attraversare il mare. Soffrono e poi rischiano per attraversare il Mediterraneo. E poi? A volte sono respinti, ci sono navi che girano cercando porto e c'è chi gli dice di tornare in mare aperto. Ogni Paese deve dire quanti migranti può accogliere, è un problema di politica interna che deve essere risolta. Il migrante va sempre accolto, accompagnato, promosso e integrato nella società. Un migrante integrato aiuta quel Paese. Dobbiamo pensare una politica continentale. Questo è realismo puro. Ci manca toccare le miserie: penso agli infermieri che hanno toccato il male e hanno scelto di rimanere con gli ammalati. Ma se tu non tocchi... Il tatto è il senso più completo, più pieno, quello che ci mette la realtà nel cuore. Sennò non potremmo mai trovare una soluzione. C'è la cultura dell'indifferenza». Genitori-Figli e l'aggressività sociale Il problema dell'aggressività sociale: «Penso ai suicidi giovanili e a quanto sia cresciuto quel numero. C'è un'aggressività che scoppia, pensiamo al bullismo: è aggressività nascosta, è un problema sociale, questa aggressività distruttiva va educata. Tutto inizia dal chiacchiericcio, che distrugge l’identitàinvito a essere coraggiosi: chiacchierare degli altri distrugge, bisogna andare a parlare direttamente. Così cominciano le divisioni».
Sul rapporto genitori-figli: «Dico sempre una parola che è "vicinanza". Chiedo sempre ai genitori se giocano con i propri figli, a volte sento risposte dolorose. Non bisogna spaventarsi dei figli, di ciò che dicono, di qualche scivolata di quando sono adolescenti: la vicinanza è fondamentale, i genitori che non sono vicini ai figli gli fanno del male, devono essere complici. La complicità genitoriale fa sì che crescano insieme, padri e figli». Chiesa La Chiesa del futuro e le criticità di oggi: «Una Chiesa in pellegrinaggio, oggi il male della Chiesa più grande è la mondanità spirituale che crea il clericalismo, che è una perversione della Chiesa. L'ideologia prende il posto del Vangelo con queste posizioni rigide. La Chiesa va avanti con la forza dello Spirito santo, senza la carne di Cristo non c'è Chiesa possibile».
Solitudine
La solitudine e gli amici: «Ho degli amici che mi aiutano e conoscono la mia vita. Non sono normale, ho le mie anormalità ma mi piace stare qualche volta con gli amici, raccontare le mie cose e ascoltare le loro. Ma ho bisogno degli amici: i Papi che c'erano prima erano santi, io non sono tanto santo e per questo ho scelto Santa Marta. L'altra vita non me la sento di farla, gli amici mi danno forza e sono pochi ma veri».
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