CARUSO, STORIA DI UN CLASSICO SENZA TEMPO – Omaggio a Lucio Dalla nel giorno del suo commiato |
Scritto da Giovanni Di Cecca |
Domenica 04 Marzo 2012 17:41 |
Oggi sarebbe stato il 69 compleanno di Lucio Dalla, infatti come cantava in una sua celeberrima canzone, lui era nato il 4 marzo 1943.
Poco dopo la mezzanotte è stato festeggiato dai suoi amici, in compostissimo silenzio e con qualche singhiozzo.
C’erano Luca Carboni, Jovanotti, Ron, Samuele Bersani, Renato Zero e Nicoletta Mantovani (la seconda moglie del grandissimo Luciano Pavarotti). La coda di gente comune ancora folta in Piazza Maggiore, ben oltre mezzanotte.
Come è noto, Lucio Dalla era molto affezionato alla nostra città di Napoli, tant’è, ad esempio che il video-clip di una sua famosissima canzone “Canzone” fu girato a Napoli tra via Caracciolo e le stradine del centro antico.
Se “Canzone” è stata girata a Napoli, la più importante canzone napoletana degli ultimi 40 anni, tanto da essere considerata ormai un classico, è Caruso.
Ma come nasce questo inno alla vita e struggente ricordo del più grande tenore di tutti i tempi?
Dalla stesso, tempo fa, ne aveva raccontato la storia.
Link per smrtphone: https://youtu.be/JqtSuL3H2xs
Nel 1986, si trovava nei pressi di Sorrento, quando ebbe un danno al motore della sua barca e fu costretto a prendere una stanza proprio a Sorrento.
Il caso volle che l’albergo in cui si recò era l’Hotel Vittoria, che fu residenza di Enrico Caruso negli ultimi giorni di vita.
Sulla malattia del Tenore sono state avanzate diverse ipotesi.
Suo figlio (Enrico junior) colloca l'evento scatenante in un incidente durante il Sansone e Dalila del 3 dicembre 1920, quando fu colpito al fianco sinistro da una colonna crollata dalla scenografia.
Il giorno dopo, prima della rappresentazione dell’opera “I Pagliacci”, Caruso ebbe un eccesso di tosse e si lamentò di un forte dolore intercostale.
L'11 dicembre, il tenore ebbe una forte emorragia dalla gola: la rappresentazione fu sospesa dopo il primo atto. Fu solo il giorno di Natale, quando il dolore si era fatto insostenibile, che gli fu diagnosticata una pleurite infetta. Operato il 30 dicembre al polmone sinistro, trascorse la convalescenza in Italia, a Sorrento, appunto all’Hotel Vittoria. Dopo una lieve ripresa ebbe una ricaduta (secondo la moglie, dovuta alla visita di un inesperto medico locale): diretto a Roma per subire un nuovo intervento chirurgico, morì in una stanza dell'albergo Vesuvio a Napoli. Aveva 48 anni.
È sepolto a Napoli, in una cappella privata nel cimitero di Santa Maria del Pianto nel quartiere Doganella.
Dalla, che come detto, a seguito di quell’incidente occorso alla sua imbarcazione, ebbe modo di soggiornare nella Suite Caruso, ed ebbe modo di ascoltare dal proprietario dell’Hotel la storia dello sfortunato Tenore e, come è descritto nel testo della canzone, la passione che aveva avuto per una sua giovane discepola alla quale insegnava canto nei suoi ultimi giorni di vita, scrisse di getto la canzone, il cui ritornello, fa molto il verso a Dicitencello vuje.
La cosa più stravagante, come ha raccontato poi Pippo Baudo, è che Dalla non voleva cantare la canzone in pubblico, perché non se ne sentiva capace.
Fu così, che l’impresario di Dalla insieme a Pippo Baudo, lo convinsero a cantare la canzone a Fantastico 7 (1986).
Mentre Dalla eseguiva il brano, sullo sfondo andavano in onda immagini di Enrico Caruso.
Il brano fu inserito nell’album DallAmeriCaruso registrato negli Stati Uniti, presso il Village Gate di New York il 23 marzo 1986 come inedito.
Questo successo senza tempo, divenne, praticamente da subito, un classico della canzone italiana e napoletana (di altri tempi), ha venduto oltre 30 milioni di copie ed è stato il brano che ha avvicinato alla musica pop uno dei massimi tenori del ’900, il grande Luciano Pavarotti, come quest’ultimo ricorda in una intervista a Porta a Porta del 23 febbraio 1998.
Con la storia di questo classico senza tempo, abbiamo voluto rendere omaggio a Lucio Dalla nel giorno del suo 69° compleanno, anche come testimonianza del suo forte legame con Napoli.
Come egli stesso ebbe modo di dire nella presentazione dello spettacolo “Napoli prima e dopo” del 2011 «Avrei voluto essere napoletano».
Ciao Lucio, abbiamo avuto la fortuna di poterti conoscere durante il primo atto della tua vita.
Il secondo sarà sicuramente migliore
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