Jack Traimel - Giacobino dell'anno 2018 |
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Scritto da Giovanni Di Cecca |
Lunedì 31 Dicembre 2018 19:18 |
Al nostro IX anno di pubblicazioni, la Copertina Giacobina è entrata un po' nell'immaginario collettivo, e come ogni anni, viene rilasciata a poche ore dalla fine dell'anno in corso, stando a significare che con esso finisce il nostro anno di pubblicazioni, e si è dato tutto il tempo massimo possibile agli avvenimenti di poter accadere.
Nel 2018 sono accadute parecchi avvenimenti, ma ci sono stati anche alcuni anniversari importanti come i 100 anni dalla fine del primo e più sanguinario conflitto mondiale della storia dell'umanità, la Prima Guerra Mondiale. 100 anni che hanno cambiato radicalmente la nostra società lanciandola da una struttura non ben industrializzata, fino alle conquiste spaziali che hanno portato prima l'uomo nello spazio e sulla Luna, e poi agli atterraggi ardimentosi su corpi celesti, fino oltre i confini del Sistema Solare con le mitiche sonde Voyager 1 e 2 a 40 anni dalla loro missione nel Sistema Solare. La NASA era sicuramente in lizza (basterebbe solo il fatto che le sonde Voyager funzionino ancora e trasmettono a terra dopo 40 anni dal loro lancio), ma non era il caso, secondo noi. Come detto spesso, essendo una copertina unica, in un anno, entra un po' nella nostra speciale pinacoteca e segna anche il tempo di essa. Il 2018, tornando con i piedi per Terra, oltre a segnare come detto ricorrenze storiche di così alto profilo, è stato anche l'anno dei retrogame, ovvero delle consolle classiche (a dire il vero si parte dal 2017, ma in questo 2018 si è avuto il maggior numero di prodotti retro) come il NES (comunemente detto Nintendo, lo SNES, il Super Nintendo), l'Atari e la PlayStation. Ma è stato anche l'anno del redivivo ed immortale Commodore 64, che forse, con le precedenti elencate e più di loro, ha dato vita ad una seconda generazione di informatici che hanno disegnato e crato il mondo che abbiamo oggi.
Jack Traimel, il boss della Commodore Typewriter prima e Computer dopo, era un polacco naturalizzato americano che fu deportato durante la II Guerra Mondiale nel campo di sterminio di Auschwitz, che se fosse vivo, oggi avrebbe compiuto 90 anni, e forse avrebbe rivisto e benedetto il suo gioello Commodore 64, nella versione mini. Figlio di ebrei polacchi, nacque nel 1928 a Łódź in Polonia ma la data di nascita è incerta: alcune fonti riportano essere il 13 dicembre 1928 mentre in un'intervista rilasciata alla rivista tedesca Data Welt nel 1986 lo stesso Tramiel afferma di essere nato nel mese di settembre di quell'anno. Dopo l'invasione tedesca della Polonia nel 1939, Tramiel si trovò a vivere la difficile esperienza dei bambini dell'Olocausto. La sua famiglia fu costretta con la forza a trasferirsi nel ghetto di Łódź, dove lui lavorò in una fabbrica di pantaloni. Nel 1944 la sua famiglia fu mandata nel campo di concentramento di Auschwitz. Fu esaminato da Josef Mengele e scelto per una squadra di lavoro, dopodiché lui e suo padre furono mandati al campo di lavoro di Alum vicino ad Hannover, mentre sua madre restò ad Auschwitz. Suo padre venne ritenuto morto di stenti nel campo di lavoro come molti altri, anche se Tramiel in seguito scoprì che fu ucciso con un'iniezione di gasolio. Tramiel fu salvato nell'aprile del 1945 dagli americani. Tramiel rimase due anni in Germania, curandosi e lavorando in una cucina delle truppe americane poi, nel novembre del 1947, Tramiel emigrò negli USA dopo essersi unito in matrimonio con Helen Goldgrub, una ragazza che aveva conosciuto durante il periodo di prigionia e che lo seguì in America un po' di tempo dopo. Agli inizi del 1948 si arruolò nell'esercito americano: contemporaneamente seguì un corso della IBM dove imparò a riparare strumenti da ufficio, come le macchine da scrivere. Circa quattro anni dopo lasciò l'esercito e si riunì con la moglie che lo aveva nel frattempo raggiunto. Per mantenere la famiglia entrò a lavorare come dipendente in un negozio che riparava macchine da scrivere ma la paga percepita non era molto alta perciò arrotondava facendo il tassista. Nel 1953 comprò con un amico conosciuto durante il periodo trascorso nell'esercito un negozio di riparazioni di macchine da scrivere nel Bronx, chiamato "Singer Trypewriters". Tramiel capì che avrebbe potuto fare più soldi vendendo macchine nuove piuttosto che limitarsi alla riparazione e vendita di quelle usate, perciò iniziò ad importare macchine da scrivere dall'Europa, come le Adler, le Olympia o le italiane Everest.
La fondazione della Commodore
Nel 1955 decise di trasferirsi in Canada per avere l'esclusiva delle Everest per il Nord-America. Fondò una società che chiamò Commodore Portable Typewriter Company. Scelse la parola "commodore" vedendo una Opel Commodore nel traffico: il nome gli piacque perché aveva affinità con il mondo militare che aveva frequentato anni prima (in inglese commodore significa "commodoro") e non poteva scegliere altri gradi elevati dell'esercito, come ammiraglio o generale, perché erano già stati presi da altre compagnie. A Toronto conobbe anche l'agente delle Everest, Erik Markus, un berlinese figlio di Willi Feiler, che produceva le calcolatrici meccaniche Feiler, fabbrica che successivamente acquistò. Grazie alle conoscenze di Markus, Tramiel poté stringere contatti con un produttore cecoslovacco di macchine da scrivere da importare e rivendere a prezzi contenuti. Il Canada aveva però in quel periodo delle leggi che favorivano la produzione sul suolo nazionale: Tramiel si accordò quindi con il produttore per la fornitura dei singoli componenti, che assemblava in macchine finite sul suolo canadese. Gli affari andavano bene e Tramiel decise di allargare la società. Per portare nuovi fondi scelse un finanziatore di nome C. Powell Morgan, capo della Atlantic Acceptance Company. Nel 1962 decise di quotare in borsa la Commodore per recuperare i soldi da restituire al finanziatore: le azioni furono collocate a 2,50 dollari l'una. Nel 1965 la Atlantic fallì e Morgan fu accusato dal governo canadese di frode finanziaria, uso illecito di società di comodo e valori gonfiati di azioni. Tramiel fu sospettato di complicità ma non fu mai incriminato per tali reati. Per salvare l'azienda, Tramiel decise nel 1966 di cedere il 17% della Commodore a un nuovo investitore, Irving Gould; l'operazione portò nelle casse della società 400.000 dollari.
Alla fine degli anni sessanta i giapponesi cominciarono a costruire calcolatrici meccaniche a basso costo, portando via fette di mercato alla Commodore. Gould convinse Tramiel ad un viaggio direttamente in Giappone per trovare il modo di competere con loro ma, durante la sua visita, vide che i costruttori asiatici stavano spostando il proprio interesse verso le calcolatrici elettroniche e che, quindi, le calcolatrici meccaniche avevano ormai fatto il loro tempo. L'incontro con Chuck Peddle e gli home computer Uno degli ingegneri impiegati alla MOS era Chuck Peddle, l'uomo che aveva progettato il chip MOS 6502, convinse Tramiel che le calcolatrici erano prodotti che avevano fatto il loro tempo e che i computer avrebbero preso il loro posto. MOS Technology aveva infatti prodotto l'anno precedente il MOS KIM-1, una scheda madre utilizzata dagli ingegneri della società per aiutare gli sviluppatori che utilizzavano il 6502. Questo prototipo di computer, venduto a 245 dollari, aveva però riscosso un successo superiore alle aspettative, venendo comprato anche da semplici amatori.
Tramiel vide le potenzialità di questo nuovo mercato e dette il via libera a Peddle per la realizzazione di un home computer derivante dal KIM-1. Peddle studiò quindi una macchina basata su quel prototipo, a cui aggiunse un chip video per la visualizzazione dei dati su monitor, 4 KB di RAM, un interprete BASIC della Microsoft, ed assemblò il tutto in un case che includeva lo stesso monitor, una tastiera ed una unità a nastro magnetico. Per terminarne lo sviluppo Tramiel lanciò una campagna pubblicitaria di prevendita su diverse riviste in cui il computer era venduto a 599 dollari, spedito entro 6 settimane. La raccoltà portò nelle casse della società circa 3 milioni di dollari, con i quali fu portato a termine il Commodore PET. Il PET fu presentato a gennaio del 1977 nella catena di negozi Radio Shack, nella previsione che fosse venduto anche lì, e poi alle successive fiere West Coast Computer Faire e Chicago Consumer Electronics Show ed anche all'Hannover Fair in Germania. In quell'anno furono presentati anche altri home computer quali l'Apple II e il TRS-80, ma la Commodore ebbe il considerevole vantaggio di riuscire a distribuire il PET a livello mondiale nel giro di pochi mesi. Il PET fu un successo soprattutto in ambito didattico grazie al fatto che incorporava tutto il necessario per funzionare: una tastiera per immettere i dati, un monitor per vedere i risultati, un registratore per salvare i programmi.
Nonostante i prezzi calassero, il PET iniziò presto a soffrire della concorrenza, come l'Apple II o l'Atari 800, che utilizzavano uno schermo a colori potevano addirittura essere collegati ad un comune televisore come sostituto economico di un monitor dedicato. La Commodore rispose nel 1980 presentando il Commodore VIC-20, un computer dotato di un nuovo chip grafico con un supporto elementare ai colori che ebbe un grande successo. Nel 1982 nacque il Commodore 64 e due anni dopo nel 1984 i ricavi delle sue vendite superarono il miliardo di dollari.
Fu durante quel periodo d'oro per la Commodore che Tramiel coniò la sua famosa frase "Dobbiamo costruire computer per le masse, non per le classi". In questo periodo ingaggiò una dura guerra dei prezzi con la Texas Instruments, presente nel mercato dei computer col TI99; come risultato il prezzo del Commodore 64 scese di prezzo da 595 a 199 dollari; intanto i profitti calarono per tutti, ma molti produttori lasciarono il mercato mentre molti dei piccoli fallirono completamente.
L'uscita da Commodore e l'Atari Corporation
Anche la Commodore fu vittima della crisi che aveva essa stessa generata: gli attriti fra Gould e Tramiel portarono quest'ultimo a lasciare la società il 13 gennaio 1984, ufficialmente per motivi personali, e a fondare una propria società, la Tramel Technology, Ltd., con l'intento di rimanere nel mercato dei computer. La società fu chiamata Tramel per evitare che il nome della sua società fosse letto male così come veniva fatto del suo nome (in inglese Tra-meal invece che Tra-miel). Il 3 luglio di quell'anno Tramiel usò le proprie risorse personali per acquistare da Warner Communications la Atari, a esclusione della divisione dei videogiochi, che diventò Atari Games, complice anche la crisi dei videogiochi del 1983. La nuova società venne chiamata Atari Corporation, e Tramiel tentò di trasformarla in una "nuova Commodore", e decise come quasi tutte le società di ignorare il mercato dei videogiochi: ciò si rivelò alla lunga un errore dato che da lì a poco quel settore rifiorì, grazie anche all'arrivo del Nintendo Entertainment System sul mercato statunitense.
Tramiel si interessò anche ad Amiga Inc., una piccola società che stava sviluppando il prototipo di un nuovo computer. Atari, quando ancora era controllata dalla Warner, aveva prestato 1 milione di dollari ad Amiga Inc., che aveva bisogno di fondi per continuare lo sviluppo del proprio sistema, nella speranza di poter avere un contratto di esclusiva per la commercializzazione del nuovo hardware. Prima dello scadere del periodo entro il quale il prestito doveva essere restituito, Tramiel intuì che Amiga Inc. non avrebbe potuto rispettare la scadenza, e decise di offrire 98 centesimi di dollaro per azione per acquisire l'azienda. Questa offerta fece infuriare i vertici di Amiga Inc., che contattarono la Commodore per cercare di ottenere qualcosa di più. A due giorni dalla scadenza del prestito la Commodore trattò con Amiga Inc. per 4,25 dollari ad azione più un prestito di 1 milione di dollari per permettere alla società di restituire i fondi ad Atari, il tutto con la promessa che la Commodore avrebbe poi rilevato Amiga Inc.
Tramiel, perso il progetto Amiga, decise di terminare lo sviluppo del nuovo computer a cui gli ingegneri Atari stavano già lavorando prima del passaggio alla Tramel, che fu presentato nel 1985 come Atari ST, il cui principale concorrente fu il Commodore Amiga. Alla fine degli anni ottanta Tramiel cedette la poltrona di presidenza di Atari a suo figlio Sam ma questi, nel 1995, ebbe un attacco di cuore e Tramiel fu costretto a tornare al timone della società.
Gli ultimi anni e la morte
Nel 1996 Tramiel decise di vendere la società alla JT Storage, nel cui consiglio di amministrazione confluì più tardi lo stesso Tramiel. La nuova società non versava in buone acque e nel 1998 fu costretta a vendere ad Hasbro Interactive la proprietà intellettuale di Atari Corporation per 5 milioni di dollari. Questa cifra, seppur notevole, non servì a salvare la JT Storage dalla bancarotta: nel 1999 la società fallì definitivamente.
Ritiratosi a vita privata presso la sua abitazione a Monte Sereno, California, Jack Tramiel morì a 83 anni domenica 8 aprile 2012 presso lo Stanford Hospital di Palo Alto, California, per una crisi cardiaca. |