Coronavirus - Quel che ne sarà... - Il Punto del Direttore |
Scritto da Giovanni Di Cecca |
Martedì 24 Marzo 2020 02:03 |
Ad un mese di Guerra contro il peggiore dei nemici, che non indossa una divisa, imbraccia un fucile, fa un saluto in qualche modo strano, o parli una lingua incomprensibile, ma contro qualcosa che non possiamo neanche vedere, dove per la maggior parte di noi anche davanti la sua stessa photo (sopra) faremmo fatica a comprenderne la pericolosità, ci sta ponendo davanti i nostri occhi scelte, visioni, stili di vita che abbiamo dato per scontato, e che forse non lo sono.
Se una in particolare attraversa le fondamenta stessa della nostra Costituzione e della nostra dolorosa democrazia, che in 72 anni (dal 01-01-1948) ha retto a tanti colpi duri come la Guerra Civile post II Guerra Mondiale, il boom economico, i difficili anni di piombo, la Guerra Fredda e, più recentemente, gli anni del terrorismo globale, e con tutte le difficoltà ha consentito di sviluppare il nostro paese e creare l'Unione Europea, dall'8 marzo 2020 è messa a dura prova, nella parte più ovvia, ovvero quella della mobilità e socialità.
Certo mi si può dire che è un caso di emergenza, e, con sommo piacere ho notato che tutta l'Italia ha risposto Sì, come l'ultima parola del nostro inno.
Sicuramente, salvo piccole proroghe (mi augro molto piccole) che ci saranno pe ragioni tecniche, avremo un sistema paese in fermo totale (lockdown), ma quanto tutto questo inciderà sul nostro vivere quotidiano?
E' una domanda trabocchetto, perché per quanto da più parti si chiede il lockdown totale, ma quanto veramente i nostri concittadini potranno resistere?
Probabilmente è la prima volta in 159 anni di Stato Italiano che accade un fatto simile, che 60 Milioni circa di cittadini accettano una totale limitazione della propria libertà.
Ma questo precedentà avrà un peso in altre sciagure che sicuramente nei prossimi anni accadranno?
Sarà interessante sapere cosa ne penseranno i costituzionalisti e giuristi appena tutto questo sarà finito, e quindi per il momento non possiamo fare altro che registrare questo evento nel diario quotidiano di Guerra al Covid-19, come monito e come ricordo per approfondimenti futuri.
C'è un altro aspetto che non dobbiamo escludere, che è quello più drammatico e doloroso, ovvero l'aspetto dei caduti, di quelle persone che non ce l'hanno fatta a superare la grave polmonite intersitziale bilaterale che, abbiamo capito, è l'ultimo stadio di attacco di questo virus al sistema umano.
Abbiamo riportato per ben due volte volte le immagini dei camion dell'Esercito che hanno scortato le bare con i caduti per essere cremati, senza un corteo funebre, senza una persona cara che potesse scortarli nel loro ultimo viaggio.
Sia chiaro: non userò mai il termine morti o deceduti, in quanto queste parole si usano per chi giunge alla fine del proprio cammino per cause naturali, ma qui stiamo parlando di un qualcosa che ci ha dichiarato Guerra, che ha dichiarato guerra al genere umano, e quindi come accadde per la Prima Guerra Mondiale si parla di una generazione che viene sterminata come di venivano sterminati i militari durante gli assalti alle trincee durante il coflitto.
L'ultimo bollettino di oggi pomeriggio (23-03-2020) parlava di 601 caduti, un trend che per fortuna sta calando, forse.
Detta e scritta così sembra un dato di borsa, come lo spread che scende e da un picco del 21 marzo 2020 che ha segnato 793 caduti, si è pian piano scesi, ma stiamo parlando di valori di borsa o di persone.
Io credo che anche in questo caso, psicologi e sociologi non potranno fare a meno di affrontare il problema che inevitabilmente, passata la bufera, lo tsunami, alcune comunità come quella bergamasca di cui le photo dei camion, dovranno affrontare ed elaborare.
Dai racconti drammatici ogni persona ha avuto un lutto in famiglia o se fortunato ha perso un amico, un conoscente, e questo inciderà anche sulle menti degli operatori sanitari che, come ebbi modo di scrivere all'inizio di questa maledetta Guerra, per me dovrbbero essere premiati per il grande sforzo collettivo che stanno facendo, avendo ad oggi anche tra le loro fila circa 20 caduti.
Ma sarà interessante vedere lo strascico che questa guerra lascerà in altri paese, penso alla Spagna, in particolare, che si è visto crollare il mondo dalla sera alla mattina e dove per loro stessa ammissione stanno curando chi ha davanti a se almeno 2 anni di vita, perché non si può curare tutti.
Ma anche alla Germania, Francia, USA, Svizzera, che in pochissimi giorni si sono visti arrivare le onde immani del conflitto contro il nemico invisibile.
E non resta che lasciare che le parole del premio nobel Kazuo Ishiguro e del suo capolavoro "Quel che resta del giorno" (da cui l'omonimo film di James Ivory, 1993):
“Ma che senso vi è nel continuare all’infinito a far congetture su che cosa avrebbe potuto accadere se tale o tal altro momento si fosse risolto in maniera diversa? In questo modo, forse, si può condurre se stessi alla follia.”
"… e forse allora vi è del buono nel consiglio secondo il quale io dovrei smettere di ripensare tanto al passato, dovrei assumere un punto di vista più positivo e cercare di trarre il meglio da quel che rimane della mia giornata. Dopotutto che cosa mai c’è da guadagnare nel guardarsi continuamente alle spalle e a prendersela con noi stessi se le nostre vite non sono state quelle che avremmo desiderato?”
“Ma questo non vuol dire, naturalmente, che non vi siano momenti di tanto in tanto, momenti di estrema tristezza, quando pensi tra te e te: ‘Che terribile errore è stata la mia vita’. E allora si è indotti a pensare a una vita diversa, una vita migliore che si sarebbe potuto avere.” |