Politica - E' morto Gianni de Michelis, fu più volte ministro nella Prima Repubblica |
Scritto da Redazione |
Sabato 11 Maggio 2019 13:49 |
Si è spento l'ex Ministro Gianni de Michelis, Ministro degli Affari Esteri dal 1989 al 1992, fu fimatario dei Trattati di Maastricht del 1992 (insieme ai Trattati di Schengen e Lisbona sono i trattati cardine della Unione Europea).
Era ricoverato da qualche giorno all'ospedale di Venezia, per il peggioramento delle condizioni generali di salute, l'ex ministro Gianni De Michelis, morto oggi all'età di 78 anni. Lo riferisce Nereo Laroni, ex deputato socialista ed ex sindaco di Venezia. De Michelis non riusciva più ad alimentarsi, ed era stato necessario il ricovero. "Ero stato a trovarlo a casa l'ultima volta una quindicina di giorni fa - ha detto Laroni - e purtroppo non era più cosciente".
"Gianni è stato un grande uomo di governo ed un compagno leale di mio padre, nella buona e nella cattiva sorte, a cui non fece mai mancare la sua vicinanza negli anni dell'esilio tunisino", scrive Stefania Craxi, senatore di Forza Italia, ricordando Gianni De Michelis. "Gianni, genio e sregolatezza, visionario lucido con lo sguardo sempre proteso oltre il confine, è stato innanzitutto un socialista generoso e coraggioso che ha saputo attraversare anche le stagioni più infami e buie della storia socialista e del paese con la schiena dritta, senza abiure, difendendo sempre il ruolo ed il primato della politica". Biografia
Gianni De Michelis (Venezia, 26 novembre 1940 – Venezia, 11 maggio 2019) Cresciuto in una famiglia metodista, De Michelis, dopo aver avuto simpatie adolescenziali e giovanili monarchiche, missine e infine radicali, aderisce da studente universitario al Partito Socialista Italiano nel 1960, e nel 1962 diviene presidente dell'UGI, movimento universitario di sinistra, e si occupa di politica universitaria ricoprendo cariche nell'Unuri.
Nel 1963 si laurea in chimica all'Università degli Studi di Padova e inizia subito l'attività accademica, prima come assistente e poi come professore incaricato, divenendo infine professore associato di Chimica nel 1980 presso l'Università Ca' Foscari di Venezia. Dopo un lungo periodo di aspettativa dovuto agli impegni politici ed istituzionali è tornato all'insegnamento universitario dal 1994 fino al 1999.
Attività politica nel PSI
Nel partito si colloca successivamente all'interno della corrente di sinistra del partito, Alternativa Socialista, guidata da Riccardo Lombardi.
Componente della direzione socialista sin dal 1969, e poi responsabile dell'organizzazione, nella sua attività di partito viene considerato uno dei discepoli di Riccardo Lombardi, e con lui nel 1976 appoggia l'elezione alla segreteria di Bettino Craxi, di cui rimane sostenitore anche dopo l'abbandono di Lombardi della sua stessa corrente, guidata da Claudio Signorile, e diviene membro della direzione nazionale del partito per tutta la durata della segreteria Craxi, nonché presidente del gruppo socialista alla Camera tra il 1987 e il 1988 e vicesegretario nazionale del partito tra il 1993 e il 1994.
Carriera nelle istituzioni e nel governo
La sua esperienza nelle istituzioni inizia come consigliere e assessore all'urbanistica del Comune di Venezia (1964); in seguito è stato deputato alla Camera (dal 1976 al 1994), Ministro delle partecipazioni statali (dal 1980 al 1983), Ministro del lavoro e della previdenza sociale (1983-1987), vicepresidente del Consiglio dei ministri (1988-1989) e infine Ministro degli affari esteri (dal 1989 al 1992).
Da Ministro del lavoro e della previdenza sociale deve fronteggiare le critiche al taglio dei punti della scala mobile e il conseguente referendum abrogativo del 1985 promosso dal PCI.
Nella sua carriera da ministro degli Esteri, durante la quale hanno luogo gravi e storici avvenimenti a livello internazionale quali la caduta del muro di Berlino (1989), la prima guerra del Golfo (1990-91) e la dissoluzione dell'Unione Sovietica (1991), è impegnato assieme ai vari governi italiani nel processo di unificazione continentale - in particolare durante la presidenza italiana del Consiglio europeo nella seconda metà del 1990 - che porta nel 1992 al Trattato di Maastricht, di cui De Michelis è uno dei firmatari.
Il personaggio pubblico
Nel corso degli anni ottanta, è emersa agli occhi dell'opinione pubblica la sua passione per il ballo: De Michelis, che intanto ricopriva importanti incarichi di governo, era appassionato di discoteche fino a diventarne un estimatore, tant'è che decise di raccogliere i più importanti locali notturni in una guida illustrata. A questo proposito, è noto un commento di Enzo Biagi che qualche tempo dopo lo definirà "un avanzo di balera", per sintetizzare in tre parole i problemi giudiziari che avrà con Tangentopoli e la propensione al ballo.
Famosa anche la sua passione per le donne. Come scrive nel suo diario Nadia Bolgan, per un periodo addetta stampa di De Michelis, riguardo allo staff romano del ministro: "[è costituito da] una cinquantina di persone, molte delle quali donne di passaggio e senza alcuna preparazione professionale; erano lì solo perché gli piacevano".
De Michelis viene travolto, come tutto lo stato maggiore e la classe dirigente socialisti, dagli scandali di Tangentopoli. Per quel che lo riguarda, a seguito delle inchieste giudiziarie del pool di "Mani pulite", è stato sottoposto dal 1992 a 35 diversi procedimenti giudiziari; oltre alle moltissime assoluzioni, è stato condannato in via definitiva a:
La pena, ammontante in totale a 2 anni di reclusione, è stata sospesa con la condizionale. L'attività di corruzione per cui De Michelis fu condannato, come precisato dal Tribunale, «alimentava il suo principesco stile di vita sia pubblica sia privata».
Nel 1997, tre anni dopo lo scioglimento del PSI, De Michelis cerca di dar seguito all'esperienza socialista e aderisce ad un partito denominato proprio Partito Socialista, nato un anno prima su iniziativa di alcuni ex-PSI (Ugo Intini, Margherita Boniver ecc.) di cui diventa segretario dopo pochi mesi su una linea di avvicinamento al Polo delle Libertà guidato da Silvio Berlusconi. L'anno successivo, l'ala dissidente guidata da Intini si separa per andare a confluire nello SDI, mentre nel 1999 molti esponenti del partito aderiscono a Forza Italia.
L'esperienza nel Nuovo PSI
Nel 2001 De Michelis fonda insieme a Bobo Craxi, figlio di Bettino, con quel che resta del piccolo movimento, il Nuovo PSI, partito che nasce in aperta polemica con la sinistra italiana e che, pertanto, sceglie di confluire nella Casa delle Libertà, la coalizione di centrodestra guidata da Berlusconi. De Michelis commenta: "Non avevamo altra scelta, aspettiamo che giunga a compimento la crisi che corrompe la sinistra dall'interno".
Dalla nascita del partito, De Michelis ricopre la carica di segretario nazionale per 6 anni.
Alle elezioni europee del 2004, viene eletto deputato del Parlamento europeo, per la lista "Socialisti Uniti per l'Europa" (costituita dal Nuovo PSI insieme ad altri movimenti d'ispirazione socialista) nella circoscrizione Sud, ricevendo 34 000 preferenze. Non aderisce ad alcun gruppo parlamentare europeo in attesa che venga presa in considerazione la sua richiesta, a nome del Nuovo PSI, di essere accolto nel gruppo del Partito del Socialismo Europeo.
Il buon risultato elettorale non fa diminuire le tensioni nel partito sul tema delle alleanza, e nell'incontro tenuto il 21 ottobre-23 ottobre 2005 che avrebbe dovuto essere il V Congresso Nazionale del partito, De Michelis viene contestato dalla corrente guidata da Bobo Craxi che chiede di abbandonare subito la Casa delle Libertà per ricercare una più naturale alleanza a sinistra. La maggioranza del partito, assieme a De Michelis, non è d'accordo e, nel movimentato incontro, abbandona i lavori dichiarando il V Congresso mai aperto, mentre i delegati di minoranza rimasti acclamano Bobo Craxi segretario.
Il 28 dicembre 2005, con una sentenza di primo grado, il Tribunale Civile di Roma accoglie, in un primo tempo, il ricorso di Bobo Craxi che presumeva di essere stato nominato nuovo segretario nazionale del Nuovo PSI, a seguito dell'incontro che doveva diventare il V Congresso ma, meno di un mese dopo, De Michelis si vede confermare in appello nella sua carica di segretario nazionale del Nuovo PSI dallo stesso Tribunale.
Alle elezioni politiche del 2006 viene eletto deputato nazionale per la lista formata in congiunzione con la Democrazia Cristiana per le Autonomie; tuttavia, De Michelis abbandona l'incarico preferendo rimanere al Parlamento europeo. La decisione è motivata dal fatto che al suo posto, al Parlamento Europeo, sarebbe subentrato Luciano Racco, non più esponente del Nuovo PSI ma passato con I Socialisti Italiani di Bobo Craxi.
L'adesione alla Costituente Socialista
Nel 2007 viene celebrato un nuovo congresso che lo rielegge segretario. La componente di Stefano Caldoro ne contesta la legittimità eleggendo il proprio leader, e alla fine De Michelis e la sua corrente lasciano il partito per aderire al rinato Partito Socialista nel centro-sinistra; De Michelis così, in Europa, riesce a venire accettato nel gruppo del PSE.
Nel marzo del 2009, in vista delle elezioni europee ed amministrative, in polemica con la decisione della direzione nazionale del Partito Socialista di aderire alla lista elettorale Sinistra e Libertà, De Michelis abbandona la vita del partito e sostiene una lista locale di centrodestra, facendosi sospendere.
Nel settembre 2009 diviene consulente di Renato Brunetta, ministro per la Pubblica Amministrazione nel governo di centrodestra presieduto da Silvio Berlusconi.
Il 26 novembre 2011 aderisce al progetto di partito di Stefania Craxi, che si chiama Riformisti Italiani, insieme ad altri esponenti come Alessandro Battilocchio e Renzo Tondo.
Dal 2015 fino alla morte è stato presidente onorario dell'Aspen Institute. |